18 Novembre 2012
by Vittorio Sammarco
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Voto Bersani. Ma vorrei una nuova assemblea costituente (su questo Berlusconi ha ragione)

18 Novembre 2012
di Vincenzo Ortolina

Il direttore di Micromega, già promotore della stagione dei “girotondi”, voterà  Renzi, alle primarie del PD, e Grillo, alle “politiche”. Perché è convinto si debba fare “tabula rasa” dell’attuale quadro politico, dominato, a suo dire, dalla partitocrazia berlusconiana bersaniana montiana napolitana. Immagino (e in ogni caso spero) che il sindaco di Firenze non gradisca molto questa sponsorizzazione, che nasce dalla voglia di vedere distrutto, nel timore di una prospettiva definita da Flores d’Arcais di “morta gora”, lo stesso Partito democratico. Il problema è che, a proposito di quest’ultimo, io temo davvero che la vittoria dello sfidante principale di Pierluigi Bersani, che farebbe felice il citato direttore, possa produrre, quale che sia la volontà del primo, una frattura irreparabile tra i “democratici”. Per ragioni che non è difficile intuire, giuste o sbagliate che siano.

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13 Novembre 2012
by Vittorio Sammarco
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Giovani e lavoro al Sud. Sfide per il mondo adulto

13 Novembre 2012
di Giovanni Serra

La crisi economica originatasi nel 2008 sta impattando in misura considerevole sull’occupazione e sulle prospettive di vita dei giovani meridionali. L’ultimo rapporto Svimez ricorda che, nel triennio 2008-2011, gli occupati giovani (under 30) sono scesi dell’11% a livello nazionale, del 22% al Sud. Vi è difficoltà a trovare lavoro e difficoltà a conservarlo. Si riduce la motivazione allo studio (in calo le immatricolazioni all’Università) ed aumenta il numero dei Neet (not in education, enployment or training) cioè dei giovani che non lavorano e non studiano. In Italia si tratta di 3,2 milioni di giovani, 1,8 dei quali vive al Sud. Un dato impressionante, quasi la metà dei giovani meridionale, semplicemente, non fa nulla!

Giovani choosy, come li definirebbe il ministro Elsa Fornero? Giovani schizzinosi che non vogliono fare lavori non graditi? Forse in parte. Così come in parte si tratta di giovani lavoratori in nero, costretti a lavorare senza contratto e senza diritti.

Ma la maggior parte sono giovani senza prospettive, senza speranza di futuro, perché credere nel futuro è difficile e richiede anche i mezzi per decidere di investire ancora nella formazione o solo per scegliere di emigrare.

Su questi giovani, però, non si può, con disinvoltura, scaricare la responsabilità della crisi che vivono, limitandosi ad inventare gli aggettivi che possano, di volta in volta, apparire più cool.

La società degli adulti deve fare autocritica. Quanta parte ha avuto

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10 Novembre 2012
by Vittorio Sammarco
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Cristiani e società, cinquant’anni dopo

10 Novembre 2012
di Giorgio Campanini

Fra i “bilanci” ai quali inevitabilmente invita la ricorrenza del cinquantenario dell’avvio del Concilio Vaticano II vi è indub­biamente quello che fa riferimento alla presenza dei cattolici nel­la società italiana: forse in nessun ambito come questo si è verificato un radicale  mutamento di prospettiva, giacché si è passati da quella che fu definita “egemonia” a quella che è comunemente considerata quasi una “insignificanza”. Quali le ragioni di questo passaggio e come uscire – se la diagnosi è esatta – dall’insignificanza per tornare, se non ad una  impossibile “egemonia”, ad una significativa e qualificata? E’ a questo interroga­tivo che si cercherà di dare una risposta, con alcune essenziali considerazioni che, a partire dalla storia, vogliono poi offrire anche alcune linee di lettura dell’attualità.

Il complesso di tematiche che si riallacciano alle va­rie forme di presenza che il cattolicesimo ha conosciuto nella società italiana nei 150 anni di storia che decorrono dalla rag­giunta unità (1860) ad oggi richiederebbe evidentemente una se­rie di puntuali e documentate analisi, certamente qui non proponibili. Basterà dunque ripercorrere a volo d’uccello questo rapporto, a partire dall’elemento chiave che lo ha contrassegnato, e cioè  quella sorta di “pendolarismo” che ha caratterizzato la presenza dei cattolici nella società italiana sotto il profilo del loro rapporto con le istituzioni,

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5 Novembre 2012
by Vittorio Sammarco
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“Quel Dio che nessuno ha mai visto…”. Lettera aperta al mio Vescovo

5 Novembre 2012
di Gianfranco Maddoli

Prende spunto dall’anno della fede, ma esprime un’ansia laicale non priva di disagio sulla presenza e l’annuncio della Chiesa nell’oggi del mondo. E’ una riflessione non di circostanza e d’interesse tutt’altro che locale,  indirizzata in forma  di lettera aperta – garbata ma esigente – a mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e vicepresidente della Cei. L’ha scritta il prof. Gianfranco Maddoli, studioso di  storia antica e negli anni scorsi sindaco ulivista di Perugia e assessore alla cultura della Regione Umbria.  

        Caro fratello Arcivescovo,

        rivolgo a te questa mia lettera aperta all’inizio dell’“anno della fede” affinché tu, che hai particolari, delicate e sempre maggiori responsabilità nella Chiesa, ne colga spunti per la tua riflessione pastorale e, ove tu la riconosca ispirata  da sincero desiderio di una efficace evangelizzazione nel tempo che stiamo vivendo, te ne faccia interprete.

        La mia esperienza cristiana nella Chiesa cattolica ha attraversato gran parte del secolo scorso a partire da una sana educazione tradizionale in un clima religioso generale che non potrei certo definire nel suo complesso liberante, all’interno del quale la mia fede venne salvata grazie a un’Azione Cattolica giovanile che mi offrì la testimonianza di sacerdoti e di laici aperti che preparavano, per chi fosse attento e sensibile, fermenti per il futuro. All’università e negli anni immediatamente successivi respirai la novità del Concilio e la vissi soprattutto nell’ambiente fiorentino, sollecitato da figure di laici e di religiosi quali La Pira, padre Turoldo e soprattutto padre Balducci che anche tu, da fiorentino e coetaneo, hai ben presenti,

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27 Ottobre 2012
by Vittorio Sammarco
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Queste primarie… Fanno bene o fanno male al Paese?

27 Ottobre 2012
di Vittorio Sammarco

Qualsiasi competizione elettorale, se esaspera il confronto, porta inevitabilmente strascichi negativi. È nelle cose. Le primarie del centro sinistra, se il confronto si esaspera, rischiano di avere conseguenze che potrebbero ripercuotersi nel futuro governo del Paese. E ciò non va bene. Non è una questione di stile, di toni o di parole usate in maniera inopportuna. Ma di sostanza.

Quando il 25 novembre gli elettori del centro sinistra saranno chiamati a votare, risponderanno ad una domanda che può essere letta in due modi. Nel primo modo, la domanda suona così: chi pensate sia il leader più capace di guidare un governo basato su programmi e uomini concordati e approvati nell’ambito della coalizione? Letta invece nel secondo modo, suona così: chi pensate sia il leader più capace di imporre le proprie scelte di programma e di uomini a quella che sarà poi la coalizione di governo? Due prospettive opposte: l’una indica il punto di partenza, l’altra il punto d’arrivo. Due modi diversi di concepire la democrazia in atto. Due modi diversi di intendere il meccanismo delle primarie. E non si tratta di dettagli sulle regole, aperte o chiuse, col primo o col secondo turno, ma dell’idea politica che le sostiene.

A mio avviso Renzi, interprete del secondo approccio, è come se dicesse: con me si fa come dico io, fuori tutti i vecchi, i temi sono questi e andiamo avanti.

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16 Ottobre 2012
by Vittorio Sammarco
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Ripensare ancora una volta, seriamente, la “questione meridionale”

16 Ottobre 2012

Una decina di giorni fa è stato deciso lo scioglimento del comune di Reggio Calabria per infiltrazioni mafiose. L’ex sindaco Demetrio Arena ha difeso la sua amministrazione con queste parole: “Impossibile evitare le infiltrazioni: tutta la società reggina è contigua alla ‘ndrangheta”,

C3dem vuole riaprire un dialogo in seno al cattolicesimo democratico del Sud d’Italia. Un dialogo in cui coinvolgersi tutti, a nord e a sud, per contrastare la rassegnazione e incoraggiarci vicendevolmente. Per porre attenzione alle idee, alle denunce, alle proposte di chi nel Sud continua a vivere, a pensare, a cercare le vie del riscatto.

Pubblichiamo un testo singolare, datato 2010, prima delle elezioni regionali. L’autore è anonimo, ma sappiamo appartenente all’ambito del cattolicesmo democratico e residente nel sud Italia. E’ stato mandato a c3dem quasi come avvio di una riflessione da proseguire nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

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5 Ottobre 2012
by Vittorio Sammarco
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Legge elettorale. La riforma è possibile, ma non aggiungiamo ulteriori frammentazioni

5 Ottobre 2012
di Stefano Ceccanti

Continua il dibattito aperto dal senatore Franco Monaco su come tenere insieme governabilità e rappresentatività, soprattutto con la riforma della Legge elettorale. Interviene ora il senatore Stefano Ceccanti, da sempre acceso sostenitore del sistema maggioritario

I sistemi parlamentari funzionano bene solo se, anche con opportuni incentivi, vi sono due partiti di norma alternativi tra di loro in grado di ottenere più di un terzo dei voti. Mi sembra ormai difficile, dopo

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1 Ottobre 2012
by Vittorio Sammarco
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Legge elettorale. Il terrore di perdere, anziché l’ambizione di vincere

1 Ottobre 2012
di Franco Monaco

C3dem apre un dibattito su uno degli aspetti che riteniamo cruciali dell’attuale momento politico: come si possono tenere assieme governabilità (necessaria perché i governi possano durare il tempo di una legislatura) e rappresentatività (necessaria perché tutte le posizioni politiche di qualche rilievo possano aver voce). Apre il dibattito il senatore Franco Monaco, già presidente dell’Ac ambrosiana dal 1986 al 1992 e di “Città dell’uomo” dal 1993 al 1996, fondatore con Romano prodi del movimento politico “I Democratici-l’Asinello”, deputato dal 1996 al 2008, eletto senatore nel febbraio 2011 subentrando al posto di Umberto Veronesi.

 

Quella della legge elettorale è materia complessa, che implica una certa tecnicalità. Gli addetti ai lavori ci avvertono che talvolta decisivi sono i dettagli. E tuttavia proverò a stare alla sostanza politica, semplificando le cose.

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12 Settembre 2012
by Vittorio Sammarco
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Un concilio nel cuore della storia

12 Settembre 2012
di Giovanni Turbanti

Giovanni Turbanti, ricercatore di Storia religiosa a Bologna e autore di importanti studi sul Vaticano II, è relatore sabato 15 settembre al convegno romano “Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri” sul tema “La Chiesa e il mondo all’avvento del Concilio”. Gli abbiamo chiesto – alla vigilia del convegno – di provare a tracciare un paragone, rispetto alla relazione chiesa-mondo, tra gli anni del Concilio e i nostri giorni.

Il rapporto tra chiesa e mondo è stato uno dei temi centrali del concilio Vaticano II. Il rinnovamento della chiesa infatti aveva un riflesso necessario anche nel suo atteggiamento verso l’esterno. E viceversa:

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