Il risultato delle elezioni del 4 marzo e più ancora la successiva intricata matassa delle operazioni per la formazione di un governo obbligano ad una seria riflessione di verità.
Ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale della realtà politica del paese, fortemente preoccupante per tanti motivi legati alla incerta responsabilità dei massimi dirigenti delle nuove forze populiste, alla irrisione delle istituzioni, alle immediate reazioni dei mercati finanziari che preannunciano una grave situazione finanziaria per il paese.
Fra le molte preoccupazioni non mancano quelle che riguardano il mondo cattolico: se l’Italia è un paese cattolico (97% di battezzati) e se la maggioranza degli italiani vota i partiti populisti, i conti sono presto fatti e si può ben dire che non tornino.
Ne hanno preso atto i vescovi italiani che nella recente Assemblea generale in una stringata frase parlano di “debolezza della partecipazione politica”, di una comunità cristiana “ poco attiva nell’impegno politico” e della “volontà di una conversione culturale”.
Sia consentito fermarsi un momento a riflettere. Dopo il Vaticano II era lecito pensare ad un progressivo ritirarsi dell’intervento politico dei vescovi a favore di un’assunzione di responsabilità da parte dei laici; oggi i vescovi si sono di fatto ritirati, ma l’emergere dei laici non si è visto.
Una questione sono le idee, un’altra cosa sono i fatti; come diceva Hume, matters of ideas and matters of facts sono ben distinte.
Gli eventi , possiamo dire, non hanno favorito questo avvicendamento; il post-Vaticano II è stato turbolento e la chiesa si è subito messa sulla difensiva, la Democrazia Cristiana sostenuta dalla gerarchia avrebbe dovuto man mano assumere una posizione di maggior autonomia, la chiesa si è molto più preoccupata di trovare nuove forme di influenza una volta esaurita quella del partito politico.
Ci troviamo coì oggi in una situazione che sembra quella dell’Opera dei Congressi dell’Ottocento; i cattolici si impegnano moltissimo nel sociale (Caritas e volontariato) quasi per nulla nell’ambito politico.
Il non expedit questa volta l’hanno deciso i laici, non il Papa.
La riflessione della CEI deve andare più avanti, più a fondo; l’attuale struttura e l’azione della chiesa in questo campo non sembra in grado di preparare persone disposte ad assumersi responsabilità di carattere politico.
Dall’altra parte altrettanto serie sono le responsabilità dei laici. Conclusa l’epoca della Democrazia Cristiana i cattolici democratici (o almeno una parte significativa) si sono ritrovati prima nell’Ulivo e poi nel PD; ma progressivamente è sorto un disamore nei confronti del PD, la cui causa principale sembra la personalità di Renzi.
Molte critiche nei confronti di Renzi sono certo fondate, ma ciò non può giustificare l’abbandono del partito senza avere un’alternativa migliore (o almeno plausibile).
Di fronte alla gravità della situazione presente, di un’ondata populista che può portare a una distruzione politica senza ritorno, mi sembra che una scelta a riguardo oggi si imponga; l’unica possibilità che abbiamo oggi di difenderci, e poi di iniziare a mettere in atto una ripresa, sta nel sostenere il PD.
Ma occorre che nel PD la presenza dei cattolici sia visibile, perché in qualche modo possano essere di riferimento per un popolo cattolico totalmente disorientato e che vive in modo schizofrenico.
Presenza dei cattolici, in concreto e nell’immediato, significa due cose:
- personalità che si impegnino in modo coerente e continuo
- una qualche forma di collegamento per esprimere insieme idee e proposte politiche non da cenacoli ma che arrivino alla gente comune.
E’ urgente un impegno cattolico democratico, immediato, risoluto, disponibile a una battaglia che si presenta tanto aspra quanto rilevante e decisiva.
Sandro Antoniazzi
31 Maggio 2018 at 21:46
Forse sarebbe bene tornare a leggere l’ultima pagina del libro di Giuseppe Lazzati “Per una nuova maturità del laicato”. La pagina ha per titolo “Lettera ai Pastori”.
E’ una pagina trascurata dalle nostre guide spirituali, che hanno preferito “prendere in mano direttamente il dialogo con i politici”
Ora, davanti agli inevitabili risultati, accolgano la supplica dei fedeli laici, perchè essi (i laici nuovamente formati), possano capire che devono impegnarsi nella “consecratio mundi”, come ha detto il Concilio.
1 Giugno 2018 at 10:14
Oltre alle indicazioni fornite da Antoniazzi, ritengo che significhi anche (da soli o con altri, il modo concreto di organizzarsi lo si deciderà, anche se non è cosa secondaria) saper indicare contenuti che vadano oltre al riformismo come lo si è interpretato e spiegato fino ad oggi. Punti fermi la costruzione di una Federazione Europea con un Governo eletto direttamente attraverso liste di partiti continentali, e la collocazione occidentale per la visione liberal-democratica e del rispetto dei diritti dell’uomo (e aggiungo dei popoli); per il resto si deve essere alternativi a ciò che sono state le scelte economiche e finanziarie degli ultimi anni. Si deve combattere il dumping sociale prodotto dalla globalizzazione, richidere regole per il lavoro e i commerci, battersi per tutele sociali e previdenziali non al di sotto di certi parametri, esigere sostegni per investimenti per i beni pubblici e comuni, promuovere politiche di pace e non violenza (anche la pur importante Difesa Comune Europea non può e non deve essere impostata su basi esclusivamente e prevalentemente militariste e guerrafondaie), mettere al centro il riscatto dell’Africa e scelte strategiche per la savaguardia del clima e dell’ambiente, e infine pensare a forme di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini che si affianchino alle istituzioni rappresentative. Se invece si continuerà a difende le politiche di rigore e di sacrifici, o rappezzare le ferite prodotte dalla globalizzazione indisturbata e incontrollata è giusto che gli elettori cerchino risposte altrove (come del resto è già avvenuto. Ciò non significa che non vadano fatte alcune riforme e che non si debba ridurre il debito pubblico; questo però non va fatto impoverendo i cittadini più indifesi, compresa la classe media. E soprattutto non si deve togliere la speranza, o creare incertezza nelle famiglie
25 Giugno 2018 at 13:13
Per farlo bisogna cambiare i Trattati di matrice ordoliberale che abbiamo sottoscritto. Poi servirebbe una critica a quel che la sinistra è diventata da Romano Prodi in poi. Poca cosa, direi…
8 Giugno 2018 at 08:44
Quanto scritto da Sandro sollecita, tra le molte possibili, due riflessioni:
1) è vero “i conti non tornano” e non tornano solo per il mondo cattolico, ma per tutte quelle “agenzie” che hanno fatto la storia di questo nostro Paese (Chiesa, Partiti, Sindacati, Istituzioni, Associazioni, ecc.), e che, pur impegnate in altro, hanno di fatto svolto anche una funzione educativa sui valori del vivere e convivere propri della Costituzione. Infatti, guardando all’evoluzione del quadro politico e all’affermarsi di forze populiste e sovraniste nel nostro Paese, le domande e cui siamo chiamati a rispondere sono: come mai è stato possibile che si affermasse tutto questo? E in questo ci sono responsabilità attribuibili a queste “agenzie” e se si quali e perché?
2) è certamente vero che c’è nella comunità cristiana “debolezza della partecipazione politica”, “poco attiva nell’impegno politico” e nella “volontà di una conversione culturale”, ma è altrettanto vero che c’è una distanza preoccupante tra il sentire e il dire della Gerarchia e il sentire e il dire del clero nelle Parrocchie, dove l’impegno dei laici in politica non solo non viene motivato e sostenuto, ma anche il solo parlare di Dottrina Sociale della Chiesa, viene considerato un tema di nicchia per “perditempo, patiti o esperti”, quindi assente o residuale nell’insegnamento e nella predicazione perché considerato non importante ne utile alla formazione delle persone. La conseguenza più evidente di ciò è nel voto del mondo cattolico al M5S e alla Lega, quando non nell’esplicito sostegno a queste formazioni politiche.
Diceva Ennio Flaiano che “La situazione politica in Italia è grave ma non è seria”. Se così è allora interroga tutti, perché in gioco c’è il futuro del Paese, non solo della libertà, della democrazia e della dignità delle persone.
9 Giugno 2018 at 19:53
Dopo una riflessione preoccupata sulla realtà politica del paese il suggerimento di Antoniazzi è sostenere il
P.D. ma poi aggiunge “Ma occorre che nel PD la presenza dei cattolici sia visibile”
Francamente si rimane un po’ sconcertati poiché negli ultimi 4 anni la componente “cattolica” ha avuto
la massima responsabilità a livello nazionale ed anche in molte realtà regionali per cui appare difficile
avere un maggior livello di visibilità.
Attualmente considerando la discussione aperta sul quotidiano Avvenire ,ma non solo, sembrano confrontarsi due linee:
la prima ,non osando parlare di scelta partitica autonoma ,considerato un tabù nostalgico ,fa riferimento ad
una costituenda “rete bianca” che dovrebbe servire ad riaggregare un mondo cattolico attualmente disperso
ed “irrilevante”,per poi passare, in una seconda fase, alla forma partitica.
La seconda che punta a rimanere nel P.D.,mantenendo spazi per i cattolici all’interno del partito,dove però
come si è visto ,non sono stati di riferimento per un popolo cattolico totalmente disorientato.
Penso sia importante continuare il confronto ad ogni livello ,tenendo ben presente che il mondo attuale
è radicalmente diverso da quello in cui si fecero le fortune della Democrazia Cristiana.
23 Giugno 2018 at 14:41
Giancarla Codrignani
Siamo un po’ perplessi. Posso immaginare che i tanti che hanno votato M5S siano imbarazzati, anche se avevano consapevolmente votato un tandem e, volendo ragionare di dove collocare la sinistra, se l’incompatibilità fisiologica si sopportare Renzi e Gentiloni gli ha fatto preferire, lombrosianamente, Salvini.
Saviano – un altro che quanto a simpatia (purtroppo oggi canone valoriale) ha i suoi antipatizzanti – apre le sfide con un video che farà storia. Che dica “Buffone” allo squadrista che sta agli Interni è una sottolineatura giornalistica per fare i titoli, ma va ascoltato, letto e meditato. E dalla meditazione vale la pena di incominciare a dirsi che, lasciando da parte ubriacature e buona fede male impiegati il 4 marzo, bisogna che ci liberiamo della paura che non può più essere dell’immigrato (a meno che Salvini non provoca qualche “martire”), ma di quello che minacciano i due leader, che tirano a comandare. Che Salvini si mangi Da Maio, che ieri ha voluto fare la voce grossa anche lui contro Macron ed è stato solo ridicolo, è normale (forse qualcosa cambia dopo gli ultimi ballottaggi di domenica, ma la verità è palese). Ma non indigna abbastanza che qualcuno non voglia governare ma “comandare”. Lo esclude la Repubblica italiana, che è parlamentare: governo e ministri sono tenuti a esprimere proposte e pareri davanti alle Camere. La sovranità del popolo sta nella rappresentanza che siede “senza vincolo di mandato” nelle aule e, soprattutto, comprende il governo e l’opposizione. Luoghi dove non comanda nessuno.
Ma in tempi funesti e non così remoti, l’aula fu “sorda e grigia” e poco giovarono gli Aventini. C’è da sperare che i giornalisti non siano andati a controllare (ma perché leggono solo i twitt e girano con il microfono in mano come se la professionalità finisse nelle poche decine di persone che vanno a cercare?), ma spero che non sia mancato un diluvio di mozioni, interpellanze e interrogazioni da parte degli eletti istituzionalmente dignitosi. E, finalmente, politici.
Giancarla Codrignani
27 Giugno 2018 at 11:39
Ma perché i cattolici dovrebbero continuare a sostenere il PD, un morto che cammina? E’ un progetto fallito nel quale non crede più nessuno. E a parte questo, in quale considerazione sono state tenute dal PD le istanze del mondo cattolico nell’ultima legislatura, quando in pratica governava con un monocolore? Praticamente nessuna.
Il REI è stato approvato all’ultimo con due lire di stanziamento (certo, non avendo un ritorno elettorale non aveva senso investire 10 miliardi come con il bonus di 80 Euro…), dello ius soli manco a parlarne, il lavoro è stato ancora più precarizzato, mentre su divorzio breve, unioni civili, Dat (senza il minimo dell’obiezione di coscienza dei medici) si è andati dritti come un treno.
Il Partito Radicale c’era già, bastava quello.
Aiutare a seppellire i morti è una meritoria opera di misericordia, ma forse sarebbe meglio se i cattolici – auspicabilmente tutti, e non solo quelli che si danno la patente di democratici – s’impegnassero a far nascere qualcosa di nuovo, in cui magari siano protagonisti e non comparse.