Cattolici milanesi in difesa di Martini e Tettamanzi. Ma con Carròn c’è anche Magister

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E’ on line su alcuni siti la lettera firmata “Un gruppo di fedeli della diocesi di Milano” che vuol essere una risposta a una lettera (riservata, e fatta conoscere da “Il Fatto quotidiano” lo scorso 6 maggio) che don Julián Carrón, attuale presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, scrisse circa un anno fa a mons. Giuseppe Bertello, nell’ambito delle consultazioni della Santa Sede riguardo la nomina del nuovo vescovo per la diocesi di Milano. Già su c3dem abbiamo pubblicato una nota di “Noi Siamo Chiesa” in merito alla lettera di Carron: https://www.c3dem.it/?p=1406 Nel pubblicare qui di seguito la lettera di questo gruppo di cattolici milanesi (che pare abbia raggiunto le 550 firme), ci viene fatto di ricordare la recente, spiacevole, nota che Sandro Magister due giorni fa ha riservato, nel suo blog “Settimo cielo”, agli stessi Martini e Tettamanzi, commentando un articolo di Inos Biffi apparso sull’Osservatore Romano del 6 giugno.  Inos Biffi si era cimentato nel dare la pagella ai vescovi seduti sulla cattedra si S. Ambrogio nel corso del Novecento. Magister concludeva il suo articolo (“Promossi e bocciati. Le pagelle degli ultimi arcivescovi di Milano”) scrivendo: “Dopo Colombo vennero Carlo Maria Martini, Dionigi Tettamanzi e Angelo Scola. Ma – scrive Biffi – ‘sono tutti viventi e quindi la considerazione deve concludersi’. Qui infatti si interrompe la sua rassegna, su ‘L’Osservatore Romano’. Non è un mistero, però, la bocciatura data a Martini e Tettamanzi, in altri tempi e modi, sia da Inos che da Giacomo Biffi. I quali avevano sempre mostrato di desiderare che, dopo questi due arcivescovi, arrivasse sulla cattedra di Milano un novello san Carlo Borromeo, a sua volta ‘succeduto a due arcivescovi estensi, gli Ippolito, per fortuna quasi sempre assenti dalla diocesi, e sotto i quali la Chiesa di Milano visse una delle più buie e confuse stagioni della sua storia’”. http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/

Milano, maggio 2012

 Il 6 maggio 2012 il quotidiano “Il fatto quotidiano” ha pubblicato(http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/06/comunione-liberazione-cerchio-magico-intorno-benedetto/219915/) una lettera riservata (del marzo 2011) di don Julián Carrón, attuale Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, a mons. Giuseppe Bertello, nell’ambito delle consultazioni della Santa Sede riguardo la nomina del nuovo vescovo per la diocesi di Milano. Non ci risulta che i contenuti di questa lettera siano stati smentiti dal diretto interessato. Mentre lasciamo alla coscienza del reverendo Carrón di riflettere sulla veridicità e sulla appropriatezza dei vari punti della sua lettera, alcuni dei quali molto opinabili, vorremmo rimarcare due passaggi della lettera stessa, quello in cui si scrive di una “crisi profonda della fede del popolo di Dio, in particolare di quella tradizione ambrosiana caratterizzata sempre da una profonda unità tra fede e vita… Negli ultimi trent’anni abbiamo assistito a una rottura di questa tradizione” , rottura che avrebbe promosso una “frattura caratteristica della modernità tra sapere e credere”, riducendo “l’esperienza cristiana a…intimismo e moralismo”, e quello in cui si sottolinea “l’urgenza di una scelta di discontinuità significativa rispetto alla impostazione degli ultimi trent’anni”.

Ora, è assolutamente chiaro che con la cifra di “trent’anni” si fa esplicito riferimento agli interi episcopati di Carlo Maria Martini e di Dionigi Tettamanzi (l’ingresso del card. Martini in diocesi avviene nel 1980, la lettera è del 2011).

Vorremmo testimoniare, in quanto fedeli di questa diocesi, che quanto scritto dal reverendo Carrón non corrisponde a quanto abbiamo vissuto di persona e abbiamo visto coi nostri occhi.

Ricordiamo pochi fatti a titolo di esempio: quanto al ministero del card. Martini, la Scuola della parola, che ha insegnato a migliaia di fedeli di tutte le età a coniugare ascolto della Scrittura e fedeltà al Vangelo nella vita di ogni giorno, e che ha suscitato l’ammirazione e lo stupore di molte persone lontane dalla fede. E poi la Cattedra dei non credenti, che ci ha insegnato ad approfondire la nostra poca fede di fronte a questioni cruciali e brucianti – per noi e per tutti – di quella modernità in cui siamo pur chiamati a vivere. Altro che “frattura tra sapere e credere”! Altro che “intimismo e moralismo”!

Per quanto riguarda il card. Tettamanzi, vorremmo ricordare il suo ministero di carità che lo ha guidato a istituire il Fondo famiglia-lavoro, e la sua difesa dei più poveri tra i suoi fedeli, che lo ha esposto alle critiche ingiuriose di una parte politica, la Lega Nord. Vorremmo chiedere al reverendo Carrón: in che cosa la difesa dei poveri per fedeltà al Vangelo rompe la “tradizione ambrosiana”?

La nostra esperienza – e il parere di credenti e non credenti con cui siamo a contatto nella vita di ogni giorno – è che il ministero di questi due nostri pastori abbia rappresentato un lungo e indimenticabile tesoro di grazia, alla ricerca di una coerente realizzazione delle scelte del Concilio nel difficile contesto della contemporaneità. Forse il reverendo Carrón – che non ci risulta essere vissuto sempre a Milano negli ultimi trent’anni – si è fidato troppo di qualcuno che non aveva occhi per vedere e orecchie per sentire l’annuncio evangelico dei nostri vescovi

Un gruppo di fedeli della diocesi di Milano

(seguono le firme)

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