CECCANTI, CANDIDATO DAL PD ALLA CAMERA

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Nel suo blog, Stefano Ceccanti scrive: “Per una curiosa e bella coincidenza mi trovo ad essere candidato nel giorno del mio compleanno. Sono infatti nato a Pisa il 27 gennaio 1961. La città dove sono cresciuto e mi sono laureato.

Scrivo solo qualche riga di getto, sperando di non omettere le tante cose importanti che ci sarebbero da dire. Ci sarà poi tempo per riflessioni più ampie e meditate.

In questo momento devo anzitutto ringraziare tutti coloro che nel Partito Democratico hanno contribuito a farmi questo onore, che spero di saper meritare (non ci si sdebita mai abbastanza!), e coloro che vorranno darmi una mano in tutti i modi in cui potranno e devo ringraziare anticipatamente i miei familiari che mi vedranno un po’ di meno, specie nelle prossime settimane.

Stavolta, a differenza del 2008, quando fui mandato in modo piuttosto rocambolesco all’ultimo momento in Piemonte al Senato, dove sono stato poi accolto benissimo, specie grazie a coloro con cui condivido l’esperienza dell’associazione Libertà Eguale, sono candidato alla Camera in un luogo più naturale, nel collegio plurinominale Pisa-Livorno-Poggibonsi. Peccato che non possano stavolta essere con me, per seguirmi da vicino, i miei genitori che ho perso in questi anni e che erano nati in una famiglia contadina una bella zona del collegio, a Fabbrica di Peccioli, dove hanno vissuto fino alla fine degli anni ’50.

La Camera l’ho conosciuta da vicino dal primo aprile 1990, quando il professor Augusto Barbera, che avevo conosciuto al Comitato dei Referendum elettorali, mi ha chiamato a lavorare con lui, prima alla Commissione bicamerale per le questioni regionali di cui era presidente e poi alla Commissione bicamerale per le riforme De Mita-Jotti di cui era vice-presidente, in un’esperienza coinvolgente sul piano umano, culturale e politico, prima di iniziare la carriera universitaria. Non posso non ricordare anche la collaborazione col deputato Antonio Soda, purtroppo scomparso prematuramente qualche tempo fa, anche in quel caso umana, culturale e politica, che mi ha condotto per alcuni anni a scoprire altri aspetti importanti del lavoro parlamentare, in cui davvero non si finisce mai di imparare, in modo molto simile rispetto all’Università.

Sono un po’ dispiaciuto che, oltre ad altre persone con cui lavoro spesso, nel prossimo Parlamento non ci sia quello che considero una sorta di mio fratello maggiore, il senatore Giorgio Tonini, oggi Presidente della Commissione Bilancio, con cui lavoro sin dal 1981, quando mi chiamò a Roma per la presidenza nazionale della Fuci. Nella sua lettera in cui ha annunciato qualche giorno fa che non avrebbe chiesto la deroga ci ha ricordato che se tutti possiamo essere necessari, nessuno è indispensabile, almeno nel ruolo che ricopre pro tempore. Questo è un insegnamento prezioso perché il rischio, quando si entra in rapporto col consenso elettorale e oi ruoli istituzionali, è spesso quello di cadere in forme di delirio di onnipotenza, che non aiutano né sé stessi né gli altri. Dal suo insegnamento, come dagli esempi che ho visto di Barbera, Soda, di Enrico Morando con la sua pazienza pedagogica e tanti altri, cercherò di tenere fermo soprattutto l’equilibrio tra la convinzione nell’esporre le proprie idee (specie quelle sul rafforzamento dell’Unione europea, su cui tra qualche giorno uscirà un libro che riprenderà alcuni dei contenuti del recente convegno di Orvieto di Libertà Eguale con contributi di Fabbrini, Ferla, Funiciello, Ichino, Lattanzi, Leonardi, Morando, Napolitano, Petruccioli, Salvati, Tinagli, Tonini e Vassallo) e l’evitare gli eccessi di faziosità e di partigianeria. Ce n’è bisogno, credo, oggi più che mai.”

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