“Le migliori esperienze di centrosinistra di governo – scrive Stefano Ceccanti su “L’Unità” nel motivare la sua scelta per Renzi – si sono affermate quando si è puntato all’unità dei riformisti senza timori di avere nemici nella sinistra conservatrice. E’ quest’opzione fondamentale, tipica del lingotto veltroniano, che vedo di più e meglio in Renzi che non in Bersani”. E rivendica che questo suo criterio di scelta risale a Ermanno Gorrieri, insieme al quale lui ed altri cattolico-democratici decisero di essere tra i cofondatori dei Ds (Scelgo Matteo ma con qualche raccomandazione). Sulla stessa lunghezza d’onda è Giorgio Armillei, anche lui ex fucino, che, sul sito landino.it del 22 ottobre, sostiene che la scelta di Bersani dell’unità a sinistra e poi dell’alleanza con i moderati è “un clamoroso passo indietro” nel “rapporto tra riformismo e cattolicesimo politico”, mentre quest’ultimo può avere campo se prevale il “nuovo riformismo” di Matteo Renzi (“Primarie utili e cattolicesimo politico”).