Ad Arturo Parisi, che s’è dichiarato per il sì al referendum anche in quanto ulivista (vedi qui), replica Gianfranco Pasquino: “Caro Arturo, che c’entra l’Ulivo col sì al referendum?” (Il Fatto). Sembra rispondere Pierluigi Mantini, sull’Unità: “Perché noi dell’Ulivo votiamo sì”. Il nodo politico del referendum italiano è visto all’estero con preoccupazione perché l’Italia è considerata già assai debole economicamente: Federico Rampini, “Il rischio Brexit sul referendum” (Repubblica). Sul Manifesto Michele Prospero si sbilancia: “Perché Renzi perderà il referendum”; mentre Stefano Ceccanti dice: “Ribalteremo i sondaggi negativi” (intervista a Repubblica). Biagio De Giovanni sul Mattino si dice favorevole alla riforma costituzionale perché favorisce la capacità decisionale della politica, ma sposta lo sguardo sul rapporto tra costituzione nazionale e sovranità europea (“La nuova Carta e la vera sfida con l’Europa”). Andrea Manzella su Repubblica è critico verso i referendum che in tutta Europa stanno mettendo in discussione impegni e accordi di grande portata assunti dai parlamenti nazionali (“Il fattore referendum e i rischi per l’Europa”, Repubblica). Anche Roberto Esposito si interroga sulla crisi delle democrazie e la individua nella carenza di legittimazione: “Povere democrazie in cerca d’autore” (Repubblica). Una sorta di giustificazione al populismo imperante viene da Luca Ricolfi sul Sole 24 Ore: “Il vento populista che soffia sul mondo”.