“Chi si dice cristiano ha i doveri più gravi”

La sorte della democrazia è nelle nostre mani: che essa si salvi non solo, ma si consolidi e si sviluppi, dipende da noi, dalla nostra fiducia, dalla nostra lungimiranza, dalla nostra fortezza, dal nostro spirito cristiano”. Parole di Aldo Moro, pubblicate su Studium, la rivista degli universitari e dei laureati cattolici, per orientare l’impegno dei credenti nella vita politica, in un momento decisivo per il Paese, tra il 1946 e il 1947. Così comincia l’articolo di Angelo Bertani pubblicato su Europa del 21 ottobre.

Su Todi molto è stato scritto, evidenziando che è possibile un giudizio articolato, ma positivo. Ricorderò, oltre ai quotidiani di informazione, gli interventi di Castagnetti, D’Antoni e Faggioli (Europa, 19 ott) e di Marini e Bindi (Unità, 19 ott). Qui, oggi mi limito a narrare un sogno. Mi sembrava di essere a Todi e dinnanzi ai partecipanti e ai microfoni di una radio (affinché tutti gli italiani, cattolici e non, potessero ascoltare) un autorevole vescovo (o un laico?) apriva i lavori con queste parole:

La sorte della democrazia è nelle nostre mani: che essa si salvi non solo, ma si consolidi e si sviluppi, dipende da noi, dalla nostra fiducia, dalla nostra lungimiranza, dalla nostra fortezza, dal nostro spirito cristiano. Senza un impegno di tutti gli uomini, che resistano alla tentazione del timore per le prove alle quali essa espone, per le incognite che comporta, per i sacrifici che richiede, quella salvezza non è possibile …”.

Coloro che professano il cristianesimo hanno i doveri piùgravi, perché essi rendono testimonianza, attraverso la prassireligiosa più consistente e duratura e seria che la storiaconosca, alla vita dello spirito. Essi più che tutti han da esseresereni, obbiettivi, spregiudicati, pronti alla critica, alravvedimento, al rinnovamento. Essi possono inserire nelcomplesso delle forze che si contenderanno il potere unaforza diversa ed efficace che, senza aspirare al successoimmediato, sorregga ed illumini tutti coloro che in buona fedevogliono l’avvenire migliore per la patria italiana.I cristiani così non son parte, ma tutto, com’è tutto la Chiesa madre delle genti”.

La loro azione, in questo aspetto squisitamente religioso, non unico, ma essenziale nella vita politica del loro paese, è di mediazione non opportunistica, di pacificazione degli spiriti, di approfondimento dei valori morali ed in genere dello sfondo morale di ogni problema politico … La loro azione è la più tenue e sfuggente che si possa immaginare, ma la più presente ed efficace come invocazione a Dio, perché assista nel fecondo travaglio i suoi figli provati dalla sventura e fatti accorti del loro errore. I cristiani non debbono pretendere naturalmente il monopolio della interiorità e serietà morale, ma hanno da intraprendere arditamente questo cammino, sentendo compagni nella stessa trepidazione e nella stessa attesa tutti gli uomini di buona fede. E ciò naturalmente senza attendere riconoscimenti e compensi, ma per amore di verità e per fedeltà alla vocazione spirituale dell’uomo”.

Qualcuno, nel sogno, riconobbe che erano parole pensate e scritte da Aldo Moro tra il 1946 e il 1947 su Studium, la rivista degli universitari e dei laureati cattolici, per orientare l’impegno dei credenti nella vita politica, in un momento decisivo per il Paese.

 

Angelo Bertani

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