di “Lettera alla Chiesa fiorentina”
“Ci sembra che, soprattutto nel nostro Paese, la Chiesa e i cristiani non abbiano parole per pronunciarsi secondo il Vangelo di fronte ai problemi emergenti. Auspichiamo che i pastori e i cristiani si esprimano con franchezza, in particolare nei riguardi delle ingiustizie e dei rapporti tra chi è debole e chi detiene il potere, considerando che la responsabilità dell’annuncio del Vangelo richiede veracità e che il parlare e l’agire della Chiesa deve riconoscere e favorire la libertà e la promozione delle persone”.
E’ questo un brano del documento presentato durante l’incontro “Le crisi nel mondo e nella Chiesa, a 50 anni dal Concilio” (Firenze, 15 maggio, Auditorium Stensen), con don Pierluigi Di Piazza, del Centro Balducci (Zugliano – Ud) e il biblista Giuseppe Florio, dal gruppo nato a Firenze, nel 2007, da una lettera inviata al vescovo per manifestare le proprie critiche all’ingerenza della gerarchia nelle questioni politiche e rivendicare l’autonomia dei laici nella sfera temporale.
“Riteniamo necessario, nella Chiesa, – scrivono ancora i membri del gruppo – il confronto libero tra le diversità esistenti: la libertà di pensiero deve essere accettata senza emarginazioni, avendo presente che l’obbedienza, in vari casi, non è una virtù. Nella Chiesa locale vorremmo che il ministero della sintesi e della guida da parte del vescovo non prescindesse dall’ascolto delle diverse esperienze. Pensiamo che la libertà di espressione e la presenza di un’opinione pubblica nella Chiesa non comprometterebbe affatto il magistero dei vescovi, i quali comunque dovrebbero accettare di essere discussi quando i loro interventi non trattino di ciò che è essenziale per la fede e la fedeltà al Vangelo”.
Vedi il testo intero in: http://www.adistaonline.it/index.php?op=articolo&id=51630