“Troppo emancipate, troppo laiche, troppo ‘liberal’: il Vaticano commissaria le suore Usa”. Così Adista n. 16 del 2012 dà conto dell’esito, dopo tre anni, dell’indagine condotta dal Vaticano in merito all’attività svolta dal massimo organismo di rappresentanza delle superiore delle congregazioni religiose statunitensi, la Leadership Conference of Women Religious. Questo organismo ha 1.550 aderenti e rappresenta circa 57 mila suore (l’80 per cento del totale delle suore Usa). Nella sua nota, Ludovica Eugenio riferisce che in un documento di otto pagine, redatto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e intitolato «Valutazione dottrinale della Leadership Conference of Women Religious», si afferma l’esistenza di «gravi problemi dottrinali» all’interno della vita consacrata. Questa «crisi» è caratterizzata da «un allontanamento dal centro cristologico fondamentale – si legge nel documento – e dal focus sulla consacrazione religiosa, che porta, a sua volta, a una perdita, tra alcune religiose, di un “senso permanente e vitale della Chiesa”». La Congregazione per la Dottrina della Fede ha ordinato una riforma degli statuti dell’organismo di rappresentanza delle superiori religiose e ha nominato un arcivescovo, mons. Peter Sartain di Seattle, a supervisionarne le modifiche.
Secondo Adista, a convincere il Vaticano della necessità di una riforma profonda di questo organismo delle suore Usa sono stati essenzialmente tre motivi: “il contenuto delle relazioni alle assemblee annuali dell’organismo (fu giudicata uno scandalo, ad esempio, una relazione della domenicana sr. Laurie Brink tenuta nel 2007 su un certo modo di intendere la vocazione, che andava oltre la Chiesa)”; “una sorta di ‘dissenso strutturale’ riguardo agli insegnamenti della Chiesa sulla sessualità”; “la presenza, infine, di temi radicalmente femministi nei programmi e nelle presentazioni dell’organismo, giudicati incompatibili con la fede cattolica”.
Vedi in: http://www.adistaonline.it/index.php?op=articolo&id=51534