Guglielmo Minervini è stato un politico vero, che ha interpretato in maniera sobria l’esposizione mediatica, che come amministratore regionale lo portava spesso ad apparire pubblicamente. Distacco emotivo, sincerità, simpatia: erano queste le qualità che trasmetteva nel dialogo con il pubblico e con l’interlocutore. Esprimeva la dissacrazione della politica, ma evidenziava serietà dalle parole e dal suo sentimento profondo. Era lungimirante e con i piedi per terra, riguardo alla ingenerosità del futuro economico, riguardo soprattutto al lavoro nel mondo giovanile. Non si perdeva d’animo.
Come don Tonino Bello, di cui si è già detto era stato allievo, credeva nella azione autonoma dei laici credenti in politica, che rispondono esclusivamente alla propria coscienza, <<… Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, …>> [Gaudium et Spes, n. 43].
Per il centrosinistra e per l’Ulivo è stato in tutti questi anni punto di riferimento per il rinnovamento e una nuova visione della politica, in generale e per la Puglia. Non andava in cerca del consenso, era autentico; non scendeva a compromessi interessati per questo. Capace di esprimere una sottile ma benevola ironia che, con un sorriso sdrammatizzava le amare sentenze di una polita dell’apparenza, dell’ipocrisia e della menzogna. Uomo schietto e affabile, Minervini è stato un riferimento per i cattolici democratici e per quanti credono nella laicità dell’azione politica e dello Stato.
Per questo suo profilo di politico determinato, coerente ma nel contempo distaccato, risultava credibile ed affidabile. Quello che lo ha portato ad essere eletto per acclamazione primo coordinatore del partito in Puglia, nell’Assemblea Costituente della Margherita (progetto politico che unificava partito popolare, democratici e repubblicani), svoltasi nell’auditorium della Fiera del Levante a Bari, nel marzo 2002. Figure come lui che si cercano nei momenti fondativi e importanti, quando nei cuori e nelle menti dei contraenti albergano sentimenti buoni e di ritorno all’essenza della funzione sociale ed umana della politica. Si sperava che lo stesso sarebbe avvenuto anche con la formazione del Partito Democratico, ma la voglia di potere e la frenesia di occupare posti, a tutti i livelli, che ha caratterizzato la nascita di questo partito, lo avevano posto in secondo piano. Nella cosiddetta “primavera pugliese”, del ritorno del centrosinistra alla guida del governo regionale nel 2005, con la presidenza di Vendola, Guglielmo Minervini non sarebbe potuto non diventare assessore, anche per la stima reciproca tra i due, ma soprattutto per la notorietà acquisita già come ottimo sindaco di Molfetta e per la speranza che infondeva con la sua testimonianza politica.
Lo ricordo relatore, agli inizi del suo primo mandato di assessore, in un seminario nazionale estivo di formazione culturale e politica per i giovani, organizzato dall’Associazione Agire Politicamente presso Villanova di Marina di Ostuni, come riferimento ed esempio di “rigenerazione della politica”. Nel suo interloquire franco e spontaneo con i giovani, con un simpatico intercalare, riusciva a trasmettere la politica come una responsabilità civica, che inevitabilmente coinvolge ogni cittadino e che l’impegno politico diretto esalta la persona e la fa crescere umanamente, nonostante le delusioni e le amarezze che presenta.
L’ultima volta che ho avuto il piacere di ascoltarlo e parlagli è stato qui a Crispiano lo scorso anno, in occasione della campagna elettorale per le Primarie del centrosinistra alle Regionali 2015. Si era giustamente candidato a Presidente della Regione Puglia, pur dello stesso partito del segretario Emiliano, perché la politica, il consenso, deve nascere dal basso e, da buon amministratore regionale che era stato per due legislature, credeva nella scelta del successore di Vendola sulla base di una continuità, di un progetto di economia solidale e sostenibile per la Puglia e non per emotività e sovrapposizione mediatica.
Antonio Conte
Coordinatore in Puglia dell’Associazione Agire Politicamente