Conclave. Interventi di Salvarani, Sporschill, Marguerat, Melloni, Giovagnoli, Anselmi, Politi, Galeazzi

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Brunetto Salvarani, su “l’Unità”, vede in Ratzinger “una bussola per la chiesa di domani”; chiesa di minoranza, fondata sulla libertà di coscienza e la ragione critica. Georg Sporschill, il gesuita che per ultimo parlò con il card. Martini, pochi giorni prima della sua morte, racconta sul Corriere quella che era “l’agenda Martini per il Conclave” (“Martini voleva dire al papa: servono giovani, poveri e donne”). “Il papa che restituirà dignità al celibato sarà quello che ne farà per i preti una libera scelta e non più un obbligo – scrive il teologo protestante Daniel Marguerat in una lettera al futuro papa, pubblicata su un blog – ; quello che permetterà al cattolicesimo romano di tornare alla tradizione cristiana più antica, adottata da tutte le altre Chiese, che consacrano al ministero sia celibi che sposati”. Alberto Melloni sul Corriere racconta quale sua “la bussola dei cardinali a conclave”. Agostino Giovagnoli, su “la Repubblica”, si sofferma su “l’eredità di Benedetto XVI, il ‘piccolo’papa”, che individua nell’aver affermato che “la via della carità è la strada maestra per indicare la verità”. Anselmi su “la repubblica” racconta “le grandi manovre di Sodano”; Politi su “Il Fatto quotidiano” racconta di un “Ratzinger mesto, solitario y final”. Galeazzi su “La Stampa” intervista il vescovo maltese Scicluna: “Anche i peccatori possono votare il papa”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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