Su zenit.org del 2 aprile 2012 si dà conto di un documento approvato dal Consiglio pastorale diocesano di Milano sulla legge della cittadinanza e di un appello che il Consiglio ha rivolto alle autorità politiche.Con l’appello i membri della Giunta del Consiglio pastorale chiedono che si fatta una riforma delle norme sull’acquisizione della cittadinanza italiana, riconoscendola ai minori stranieri nati in Italia, senza che debbano attendere la maggiore età.
Il Consiglio Pastorale diocesano dell’Arcidiocesi di Milano ha reso pubblico oggi il documento frutto di un lavoro iniziato il 5 giugno scorso sul tema: I migranti: per una pastorale e una cultura del “viver insieme”. Il documento giunge alla conclusione che occorra, come comunità cristiana, affrontare le sfide dell’immigrazione non solo sul piano degli interventi caritativi ed emergenziali ma anche e soprattutto su quello educativo, culturale e pastorale, affinché si pongano le condizioni di quel “vivere insieme”, principale obiettivo da perseguire di fronte all’attuale fenomeno migratorio.
In particolare, dando esecuzione a una specifica mozione, la Giunta del Consiglio Pastorale diocesano, con una lettera aperta intende rivolgere un appello ai politici, affinché promuovano una riforma delle norme sull’acquisizione della cittadinanza italiana, riconoscendola ai minori stranieri nati in Italia, senza dover attendere la maggiore età, eliminando così limitazioni a diritti e facoltà ingiuste e non comprensibili per chi è di fatto sin dalla nascita inserito nella vita civile e sociale del Paese.
L’appello del Consiglio Pastorale diocesano dell’Arcidiocesi di Milano non intende indicare una soluzione legislativa specifica, ma vuole sollecitare che si affronti finalmente la questione, superando una situazione oggettivamente ingiusta, che vede gli stranieri nati in Italia dover attendere necessariamente la maggiore età per diventare cittadini.
L’appello è rivolto ai parlamentari europei e nazionali e ai consiglieri della Regione Lombardia residenti nella diocesi di Milano ed auspica “un sereno confronto tra politici e istituzioni per una valutazione serena e obiettiva delle norme sull’immigrazione, in rapporto al rispetto della dignità umana, alla tutela della vita e della famiglia, alle esigenze di giustizia sociale”.
La Giunta del Consiglio Pastorale Diocesano confida inoltre che “i rappresentanti del potere legislativo colgano l’occasione per porre mano ad una riforma semplice, ma di alto valore civile, auspicata anche dal Capo dello Stato”.
A sostegno della propria proposta, la Giunta ha citato un recente intervento del cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti, che, ricordando le parole del Papa, ha dichiarato che “una persona che è nata, cresciuta e formata in un dato Paese ovviamente se ne sente cittadina ed è giusto che lo sia anche giuridicamente, anche se i suoi genitori provengono da un’altra nazione… la cittadinanza non è solo atto giuridico che si trascrive in un registro, è un atto di cultura”.