Da tempo il Pd sta lavorando a un documento unitario sul tema delle coppie di fatto e delle unioni omosessuali. Un punto di riferimento è la sentenza n. 138 del 2010 della Corte costituzionale che, all’art. 2, parla di «unione omosessuale cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una vita di coppia, ottenendone il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri». Solo che nel Pd si danno due diverse interpretazioni di questa affarmazione della Corte: l’area cattolica riconosce i diritti gay come diritti individuali e non di coppia né di famiglia, l’anima “laica” punta invece a un riconoscimento a tutto campo, sul modello famigliare. Il dibattito è in corso. A giugno si dovrebbe arrivare a una sintesi unitaria.
Su Europa del 16 febbraio 2012, Stefano Ceccanti esprime la sua opinione, anticipando il testo della sua presentazione del libro “Famiglia italiana”, a cura di Claudia Mancina e Mario Ricciardi (Donzelli), che si terrà il prossimo 31 maggio, alle 17, al senato, nella sala capitolare presso il chiostro del convento di Santa Maria sopra Minerva (oltre a Ceccanti saranno presenti Livia Turco, Massimo Livi Bacci, Nadia Urbinati).
Per Ceccanti la nostra Costituzione non consente il matrimonio per i gay; si dovrebbe prima passare per una revisione (che egli reputa “altamente improbabile e comunque lunga” della stessa). Ceccanti argomenta la sua tesi in contrasto con un saggio di Giuditta Brunelli, Famiglia e Costituzione: un rapporto in continuo divenire, pubblicato all’interno del volume di Donzelli. E sostiene che, a differenza delle recenti posizioni di Hollande e di Obama (e anche di Cameron), per l’Italia l’obiettivo da perseguire non è quello del matrimonio gay ma quello del “riconoscimento dei diritti di coppie stabilmente conviventi fuori dal matrimonio, comprese quelle formate da persone omosessuali”. Non va preso, dunque, a riferimento l’art. 29 della Costituzione (“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”), ma l’art. 2 (“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”).
Vedi in: http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/134711/coppie_di_fatto_in_un_vicolo_cieco