Costituzione ed economia: il diritto all’istruzione

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Riflettere sulla possibilità di orientare l’economia alla luce della nostra Costituzione significa cogliere una sfida particolarmente complessa e attuale nel presente momento storico. E’ importante offrire analisi approfondite e di qualità, che non cadano in giudizi semplicistici e superficiali, ma siano capaci di indicare prospettive e strade innovative. La Costituzione, come è emerso dai contributi dei diversi relatori che sono intervenuti alla tavola rotonda, può ancora costituire un valido punto di riferimento per l’affermazione di principi guida, che sollevano la responsabilità di ciascuno nell’attuarli e declinarli in base a esigenze e a contesti che mutano continuamente.

Tra gli aspetti emersi risulta particolarmente significativo il tema dei diritti sociali, che trovano nella nostra Costituzione un ampissimo riconoscimento, mostrando un preciso modello di convivenza sociale e del ruolo dell’uomo al suo interno. Alla base di tale visione si pone l’art 3, che sancisce il principio dell’uguaglianza formale e sostanziale di ogni uomo, e la necessità di rimuovere ogni ostacolo di ordine economico e sociale che ne impedisce il pieno sviluppo. Complementare a questo è il riconoscimento dei doveri di solidarietà e la valorizzazione delle formazioni sociali in cui l’uomo organizza la vita collettiva, come richiamato dall’art 2.

L’importanza accordata ai diritti sociali esprime, infatti, un chiaro impegno da parte dello Stato, a fornire determinati beni e servizi e a considerare i corpi intermedi come attori e interlocutori fondamentali per la partecipazione di ciascuno al bene comune. Un presupposto fondamentale per la piena applicazione dei diritti sociali è costituito dal diritto all’istruzione, indispensabile per superare le disuguaglianze sociali e costruire il futuro. In questo senso come ha ribadito il professor Massimo D’Antoni è necessario mantenere un ruolo dell’intervento pubblico che, svolgendo una funzione assicurativa, pone le condizioni per poter investire nel capitale umano, contribuendo alla crescita e allo sviluppo di tutto il Paese. In modo più preciso la centralità della formazione è stata confermata dall’intervento iniziale di Cecilia Guerra, che ha messo in guardia contro il rischio di una politica soggetta all’ignoranza, appiattita sull’interesse quotidiano e incapace di un progetto preciso e competente. E’ possibile interpretare con tale ottica le indicazioni della dottoressa Sabrina Bonomi che, aprendo la sessione pomeridiana, ha indicato tre punti di sviluppo essenziali per il nostro Pese: la cultura, necessaria per la libertà e la mobilità sociale; la politica, intesa come progetto e come pensiero e infine l’etica, spesso trascurata o violata.

Indagare il rapporto tra diritto/dovere alla formazione, Costituzione e economia significa affrontare questioni complesse, dall’accesso all’obbligatorietà dell’istruzione, alla libertà e autonomia dell’insegnamento, al diritto allo studio. Tuttavia si possono evidenziare due aspetti generali, capaci di racchiudere al loro interno i nodi più attuali e delicati.

In primo luogo l’esigenza di attribuire all’istruzione e alla formazione la dignità che meritano e che la stessa Costituzione riconosce. In  questo senso occorre concepire come reali investimenti i finanziamenti alla scuola e all’università, riconoscendo la necessità di politiche lungimiranti e dirette alla qualità. In funzione di tali obiettivi dovrebbero essere pensati e orientati gli interventi economici, mentre a volte sembra prevalere una logica inversa.

In secondo luogo l’incontro tra dimensione economica e formazione avviene nel lavoro, anch’esso valore primario, anzi fondante, per la nostra Costituzione. Promuovere tale principio significa mantenerlo come obiettivo a cui tendere, attribuendo a esso il valore di fondamenta della struttura sociale. Alcune misure concrete in tale direzione sono una maggior attenzione all’orientamento in ogni fase del percorso di studio, una più ampia offerta di formazione professionale e di tirocini, l’agevolazione dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e il riconoscimento delle diverse forme di educazione non formale.

Elena Ovidi, Vicepresidente Fuci

 

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