Comunicato finale dell’assemblea della rete «C3dem» del 24 novembre 2012
- La crisi economica nata dalle gravi instabilità del sistema finanziario occidentale, segnato da enormi dinamiche speculative, è tutt’ora drammatica. Non si tratta di una crisi passeggera, ma della messa in discussione radicale di un modello di sviluppo: occorre quindi un pensiero all’altezza della radicalità della crisi. Il nesso tra politica ed economia è naturalmente il nodo cruciale della questione. Qui riteniamo passi un discrimine profondo, rispetto a chi pensa che la crisi semplicemente finirà, permettendo al sistema di riprendere il suo alveo precedente. Dalla crisi si uscirà solo in avanti: il modello finanziarizzato del turbocapitalismo si è definitivamente rivelato inaffidabile.
- Nell’orizzonte di tale crisi, si combinano debolezze storiche e incertezze di classe dirigente, nel definire una condizione dell’Italia ben più grave di altri paesi. Un sistema produttivo e un capitalismo asfittico nelle sue prevalenti dimensioni medio-piccole, una produttività del lavoro bassissima, una dimensione ingestibile dell’economia informale e dell’evasione fiscale, annosi problemi di infrastrutture e di inefficienze amministrative, un invecchiamento crescente della popolazione e un trattamento di sfiducia totale per i giovani. La finanza pubblica in forte sofferenza è solo un ulteriore elemento critico di un panorama già desolante. Non si può che ricordare la responsabilità della classe politica del centrodestra, prevalentemente al governo in questi ultimi anni, nell’aggravare parecchi di questi problemi. In sostanza, per affrontare tali emergenze occorrono profonde discontinuità con il passato e un investimento senza precedenti di inventiva e di energie umane e civili.
- Il governo Monti ha calmierato l’emergenza, sostituendo il fallimentare lungo ciclo di Berlusconi. Legittimato da una convergenza parlamentare d’eccezione, è nato sull’onda di una lettera della Bce che dettava all’Italia una ricetta di rigore e austerità per arginare lo smottamento del debito pubblico italiano. La sua prospettiva è partita da una coscienza corretta della limitazione della sovranità del paese nell’interdipendenza internazionale, e si è sviluppata su binari parzialmente segnati. Ridando indubbiamente credibilità interna e internazionale alle istituzioni, il governo non ha però esplorato i margini di innovazione possibili per affrontare la crisi, mentre non sempre è riuscito a coniugare rigore ed equità. Il rigore può essere applicato infatti in modi diversi e l’austerità ha un limite orami ampiamente raggiunto, oltre il quale si deprime ulteriormente l’economia.
- In vista dell’esaurimento della legislatura, non crediamo sia possibile nascondersi dietro la proposta di continuare la cosiddetta «agenda Monti». La democrazia chiede che si presentino al paese, nel prossimo turno elettorale progetti credibili, responsabili, ma anche ben distinti e competitivi. Condizione necessaria è quindi una legge elettorale che aiuti questo confronto: senza entrare nei tecnicismi del dibattito in corso, crediamo necessario che si contemperino rappresentanza e governabilità, dando agli elettori sia la possibilità di scelta sui propri rappresentanti che di selezione della maggioranza di governo. La politica deve tornare a giocare un ruolo decisivo, consentendo al cittadino di scegliere tra opzioni diverse. Certo, dopo i guasti del ciclo berlusconiano, ci vorranno elementi costituenti e ricostruttivi nella prossima stagione, che chiameranno anche a larghe intese su alcuni provvedimenti. I tecnici e le competenze continueranno ad avere un ruolo fondamentale e potranno sempre essere chiamati in causa. Ma se si pensa di continuare a contare su accordi parlamentari imposti dalla mancanza di alternative e ad affidarsi ai tecnici anche oltre l’emergenza, nasce il legittimo sospetto che si voglia semplicemente coprire una precisa opzione politica e programmatica presentata come ineluttabile.
- Da cattolici democratici, ci sta a cuore la ripresa della capacità della politica di guidare i processi civili, pur senza alcun malinteso senso di onnipotenza. Naturalmente però, precondizione di ogni recupero del ruolo della politica è un profondo processo di autocritica, e quindi di riforma (voluta o imposta che sia). La polemica contro la «casta» è esplosa nel paese con intenti a volte molto parziali: delegittimare la politica è la via per giustificare una gestione amministrativa affidata agli esperti e gradita ai poteri forti dell’economia e della società; mentre il senso del degrado è coltivato ad arte dai populismi di vario segno. Ma non ci si può nascondere che tale polemica abbia molte giustificazioni nelle prove drammatiche date in parecchie occasioni dalla politica nazionale e locale. Senza un profondo ripensamento dei modelli, che arrivi anche a una regolamentazione della democrazia interna alle forze politiche e della trasparenza della gestione delle risorse pubbliche, la politica non recupererà il suo ruolo.
- Non crediamo che la ripresa di investimento della coscienza credente in politica – tornata al centro della scena in modo interessante negli ultimi mesi – possa realizzarsi in un orizzonte di moderatismo contrassegnato dal mito del «centro». I significativi progetti che si affastellano attorno a questo campo semantico ci sembrano del resto piuttosto contraddittori (con contenuti che oscillano dal liberismo al solidarismo) e ancora abbastanza vaghi. Non è che non cogliamo l’utilità sistemica di un investimento per creare una destra moderata finalmente degna di questo nome al posto del forza-leghismo, ma non comprendiamo come il cattolicesimo sociale possa farsene carico. E se invece il problema è creare una potenziale alleanza con l’area progressista, sarebbe meglio evitare retoriche liberiste. Nelle democrazie contemporanee, il centro è infatti prevalentemente luogo sociale in cui si cerca il consenso, piuttosto che luogo politico distinto. Di fronte ad ogni ipotesi politica di «centro» pende insomma la richiesta di chiarimento dei propri interlocutori essenziali: la politica dei «due forni» è vecchia politica. In termini ecclesiali, invece, non vorremmo che ancora una volta si creino condizioni equivoche con una convergenza del sostegno ecclesiastico su una sola posizione politica: ne andrebbero contemporaneamente di mezzo la libertà della Chiesa e la creatività dei credenti impegnati in politica.
- Occorre piuttosto costruire una mediazione culturale e una sintesi politica che rilancino un fronte democratico e incisivamente riformatore. Non abbiamo modelli compiuti, credibili e definiti (nemmeno la sinistra europea ne offre moltissimi), ma sulla base di alcuni valori imprescindibili che la tradizione ci consegna, occorre avviare un cantiere di ricerca. Ci sono obiettivi irrinunciabili: la dignità condivisa del lavoro, il miglioramento della rete di sostegno per l’esclusione e la marginalità, il rilancio e il rinnovamento dell’impegno pubblico per scuola e sanità, la tutela della legalità come difesa dei deboli, una forte integrazione europea democraticamente strutturata, l’esercizio responsabile dei diritti di libertà delle persone, l’integrazione civile dei nuovi cittadini di origine straniera, una crescita economica sostenibile ed equa in termini sociali e ambientali, il controllo dello strapotere della finanza, la valorizzazione della cultura materiale e dell’agroalimentare di qualità, l’investimento sulla formazione e la ricerca. Sono i perni su cui impostare un progetto di governo che ambisca ad uscire in modo strutturale dalla crisi. La nostra rete, che si ispira alla sensibilità spirituale, culturale e politica del cattolicesimo democratico, vuole lavorare con altri in questo orizzonte di profonda innovazione, portandovi la propria originalità: il senso della laicità, della libertà, della giustizia e dell’uguaglianza.
Costituzione, concilio e cittadinanza – Per una rete tra cattolici e democratici (www.c3dem.it)
(La rete è costituita dalle seguenti realtà: Agorà Marche Colle Ameno; Agire politicamente; Appunti alessandrini; Argomenti 2000; Associazione Gervasio Pagani; Associazione Persone e città; Associazione Comunità e lavoro; Centro Mounier Genova; Centro culturale F.L. Ferrari Modena; Centro studi sen. A. Rizzatti Gorizia; Circolo Aldo Moro Genova; Città dell’uomo; Cooperativa cattolico-democratica di cultura Brescia; Cristiano sociali; Fondazione Persona comunità democrazia; Il Borgo Parma; Il Progetto- Ferrara; Istituto De Gasperi Bologna; Nuove generazioni Rimini; Paideia Salerno; Polis Legnano; Porta Stiera Bologna; Rosa Bianca).
3 Dicembre 2012 at 08:09
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