Dal cattolicesimo democratico una proposta che dia sapore

| 0 comments

di Pier Giorgio Maiardi

Per i prossimi giorni si annuncia la celebrazione di due convegni paralleli, con il medesimo scopo, nella stessa data e in due sedi diverse. Non può non far piacere che qualcuno tenti di dare vita, contenuto e senso ad una politica che langue, priva di pensiero e di ideali, giustificata, dal governo, solamente con lo slogan generico e vuoto del “bene per i cittadini”. Chi pare destarsi dal letargo, convocando i due convegni, si richiama al cattolicesimo democratico e al liberalismo, le due culture, assieme al socialismo, che hanno ispirato e scritto la nostra Costituzione. Una Carta su cui è fondata la nostra repubblica e la nostra democrazia e in cui diciamo di riconoscerci tutti, pare senza renderci conto che attualmente il nostro paese è governato da una maggioranza che si ispira ad una cultura estranea a quella della Carta Costituzionale che è nata per contrapporsi radicalmente al fascismo, effetto estremo a cui aveva condotto l’esasperazione degli ideali che ispirano l’attuale maggioranza di governo. Non per niente dalle componenti che formano questa maggioranza sono, molto spesso, sorte proposte di modifica della Costituzione: Berlusconi voleva modificare l’art. 1 ponendo a fondamento della Repubblica l’impresa anziché il lavoro, modificare l’art. 41 cancellando la finalità sociale dell’impresa, poneva il Parlamento sul piano del consiglio di amministrazione di una spa, ora si tende a ridurre l’importanza del Parlamento a favore di una maggiore autonomia del potere di un singolo, si vorrebbe ridurre l’autonomia della magistratura a favore di una maggior influenza dell’esecutivo….tutte misure che minano alla base i principi su cui si fonda la nostra democrazia e mortificano la nostra politica.

Quindi benvenuta una reazione che si opponga alla deriva assunta dalla politica che ora regola i rapporti fra gli stati e all’interno della maggioranza di essi, una proposta che dia sapore e credibilità ad un’alternativa che interrompa la spirale in cui ci stiamo avviluppando.

Infatti non sappiamo fare a meno della guerra e quando ci accorgiamo della sua tragicità non sappiamo come fermarla, ci abbandoniamo all’impero della logica del capitale e del profitto che favorisce un sempre più limitato numero di soggetti e condanna all’emarginazione, fino alla soppressione delle condizioni di sopravvivenza, una sempre maggiore quantità di persone, consideriamo nemico da respingere lo straniero che fugge da situazioni di guerra e di privazione della libertà, e così non governiamo il fenomeno della emigrazione di massa, esaltiamo il primato e il presunto interesse nazionale senza renderci conto che abbiamo necessità vitale di avere un rapporto pacifico e collaborativo con tutti i paesi  e con tutti i popoli, di qualunque etnia e di qualunque credo religioso.

Le tre ispirazioni culturali che abbiamo citato trovarono l’intesa su una base comune su cui costruirono la Costituzione, e quindi una comune idea di paese che stabilisce la eguaglianza dei cittadini che hanno pari diritti senza distinzione di sorta, il dovere della solidarietà fattiva, il diritto al lavoro e quindi l’impegno della Repubblica a rendere effettivo questo diritto, il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione nei rapporti internazionali, l’accoglienza dello straniero a cui, nel suo paese, sia impedito l’effettivo esercizio delle libertà democratiche…un disegno che rappresenta le condizioni indispensabili ad una convivenza pacifica fra gli stati e i popoli, le condizioni che, guarda caso, nelle parole di papa Francesco giudichiamo poetiche e non appartenenti a questo mondo e che invece ci rendiamo conto che rappresentano le condizioni, uniche, che possono garantire la sopravvivenza del genere umano! Queste condizioni devono rappresentare l’obiettivo ultimo di una politica illuminata e guidare il loro faticoso raggiungimento attraverso l’impegno quotidiano di chi si pone, attraverso l’impegno politico, a servizio della comunità.

Le componenti culturali e politiche che si ritroveranno a convegno nei prossimi giorni, se vorranno evitare l’inutilità di tante iniziative analoghe già celebrate con rumore e attese deluse, dovranno assumere la responsabilità propria di chi proviene dalle culture che hanno fondato la nostra democrazia. E credo che questo valga soprattutto per i cattolici che finalmente dovranno capire che l’originalità e la novità che li caratterizza è la “messa a terra”, come si dice ora, del messaggio evangelico predicato da papa Francesco.

Per perseguire questo obiettivo credo che le strade da percorrere siano due, da battere contemporaneamente: quella della educazione alla cultura della democrazia con gli strumenti che giungono ai cittadini e li coinvolgono nel seguire e valutare criticamente la politica  e le sue scelte, come si svolge quotidianamente, come è e come potrebbe svolgersi in alternativa, e la strada dell’attuazione della politica, quella in cui si può e si deve avere la capacità di incidere e la possibilità di prevalere nelle competizioni elettorali. Quanto agli strumenti, relativamente alla prima strada si tratta di utilizzare gli strumenti informatici, il sito che consente di raccontare fatti e di esprimere pensieri ed opinioni con possibilità di interlocuzione, il social che permette l’immediatezza d’intervento: a questo fine potremmo dichiarare la disponibilità del portale della nostra rete di associazioni, creato con questa finalità ed oggi utilizzato al di sotto delle sue potenzialità.

Relativamente al secondo percorso occorre evitare la tentazione di fondare l’ennesimo partitino dell’uno virgola, e ricordare che qualche anno fa partecipammo alla fondazione, cattolici, socialisti e liberali, del Partito Democratico ed è all’interno di quel partito che le tre ispirazioni che hanno scritto la Costituzione devono essere capaci di cooperare efficacemente, evitando dannose rivalità ed emarginazioni, alla costruzione del futuro del nostro paese!

 

Lascia un commento

Required fields are marked *.