Il prof. Francesco Viola, docente emerito di Filosofia del diritto, ha partecipato, con una relazione su individualismo e singolarismo, alla Summer School della Fondazione Lavoroperlapersona che, nell’edizione 2022, ha trattato la tematica “Dipendenza e autonomia: dal debito alla promessa”, nell’ambito di una ricerca sui “beni relazionali” da lungo tempo avviata. La Summer School si rivolge a giovani ricercatori dell’Università di Macerata. Proponiamo ai lettori il nocciolo della relazione del prof. Viola
In un bell’articolo non ancora pubblicato (lo ricevo da “Academia.edu”) Francesco Viola, professore di filosofia a Palermo, propone una riflessione di grande interesse: l’affermarsi del “singolarismo”, che sembra oggi fare concorrenza o addirittura sostituire l’individualismo.
Il titolo dell’articolo “Indipendenza, dipendenza, interdipendenza in una società di singoli” introduce i termini di confronto tra le due configurazioni.
L’individuo è un soggetto che possiede dei fini; c’è il soggetto e poi ci sono i suoi fini.
Nel singolo questa distinzione è annullata: l’io è il complesso dei suoi desideri, sentimenti, emozioni; è un io liquido, mutevole, instabile.
Il singolo si caratterizza per la sua originalità, straordinarietà, che si manifesta, vuole apparire; l’individuo invece è rivolto soprattutto a sé stesso.
Il singolo è un essere unico che ha bisogno di essere riconosciuto.
La natura e la cultura, che ieri distinguevano gli esseri umani, sono per lui una limitazione, perché classificano e omologano; tutte le distinzioni (corpo e mente, soggetto e oggetto, pubblico e privato) sono rifiutate per lo stesso motivo: l’identità consiste nell’essere differente, differente da tutti.
Per l’individuo la vera realtà è l’individuo, non la società (ci ricordiamo tutti la Thatcher “la società non esiste”): il vero fine è la realizzazione dell’individuo, non il bene comune della società.
Per il singolo invece la società esiste, ma come una realtà (una palude, scrive l’autore) da cui emergere, con la propria eccezionalità.
Dunque, la società è appiattimento, massa, ma necessaria, perché il singolo ha bisogno di essere riconosciuto, apprezzato nelle sue scelte e nel suo stile di vita.
Per l’individuo l’indipendenza è la libertà da influenze (la cosiddetta libertà negativa, libertà da); per il singolo l’indipendenza è incomparabilità, unicità (che non può essere universale, ha un valore esemplare).
Il singolo è unico, gli altri non sono un criterio di misura.
Il singolo è però più “dipendente”, più vulnerabile: l’emergere dall’anonimato, infatti, è spesso dovuto al caso fortuito e si fa presto a ripiombarvi; ciò che provoca un’esistenza stressante e un’autonomia sempre in bilico tra la propria indole e l’ambiente sociale.
Può stabilire rapporti di reciprocità, ma solo con chi emerge come lui, dunque è tendenzialmente meritocratico.
Non aspira al potere politico, ma a quello sociale dell’influenza: è “social”, apolitico.
L’interdipendenza è riconosciuta, ma tra esseri differenti, talmente irripetibili da apparire strani (queer).
Per comprendere il “singolarismo” occorre guardare più alle aspirazioni e agli atteggiamenti che ai risultati (l’uso dei social, il consumo personalizzato come segno di distinzione, i conflitti sempre più psicologici…).
Nella società contemporanea, uscire dall’anonimato, essere qualcuno, è un aspetto imprescindibile della realizzazione umana.
Questo ideale è in aperto conflitto con l’etica della modernità che conosciamo, quella che aveva al suo centro la famiglia e il lavoro, valori non più considerati in questa configurazione antropologica.
Qui ho solo cercato di sintetizzare, usando spesso le stesse parole dell’autore, il contenuto dell’articolo a cui rimando, perché mi sembra uno scritto di grande attualità, molto utile e stimolante per comprendere la mentalità che si sta diffondendo, soprattutto fra i giovani; uno scritto, dunque, che ci apre a una riflessione di grande significato per ogni prospettiva, politica, culturale, religiosa.
Sandro Antoniazzi
13 Luglio 2022 at 10:52
Ho letto con interesse.
Condivido molto la tesi.
Mi permetto solo di aggiungere che sin dal 2021, esiste un libro della professoressa Francesca Rigotti, che ha approfondito e scavato sullo stesso tema : “L’era del singolo” ; Einaudi.