Dare spazio

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di Sergio Pagani

Un gruppo qualificato di studiosi e di dirigenti di enti del Terzo Settore si è impegnato in un confronto a più voci per affrontare un tema importante: il senso e il ruolo del Terzo Settore nei confronti della politica.

Si inizia dalla storia in cui una parte rilevante è assunta giustamente da Carlo Borzaga, uno studioso che ha seguito il processo dell’economia sociale dalla sua nascita. Borzaga mette in luce come le prime esperienze si siano fatte largo con coraggio innovando profondamente le strutture precedenti, determinando le prime leggi del settore, quelle sul volontariato e sulle cooperative sociali. Si pensi alle cooperative sociali: sia la Lega Coop che i sindacati difendevano le forme precedenti di carattere “lavoristico” e rivolte ai soci, opponendosi all’idea di far largo al volontariato e alle finalità rivolte all’esterno, al bene sociale collettivo.

A questo contributo politico della prima fase è seguita la nuova fase delle “coalizioni” che portano a livello nazionale proposte specifiche, tecnicamente elaborate, su cui esercitare opera di sensibilizzazione e di pressione. Le più note di queste reti sono Alleanza contro la povertà (che aveva consentito di realizzare il Reddito di inclusione, poi sommerso dal Reddito di cittadinanza, che ha distribuito tanti soldi, ma senza più un progetto sociale) e il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, che è riuscito a far approvare un’ottima legge (purtroppo senza finanziamenti). In entrambi un ruolo essenziale è stato svolto da Cristiano Gori. Esistono poi altre reti, ad esempio sui problemi educativi e sullo sviluppo sostenibile.

Il passaggio dal locale al nazionale costituisce sempre un problema perché molte associazioni sono a “trazione locale”, ma la debolezza della politica spinge a impegnarsi anche a quel livello. Le coalizioni sono state certamente lo strumento con cui si è riusciti ad avere ascolto e riconoscimento a livello nazionale. Viene osservato in proposito che data la crisi dei partiti, le associazioni sociali rappresentano una realtà fondamentale di iniziativa e di mobilitazione (Fabrizio Barca).

Non mancano certo i problemi, il primo dei quali è il finanziamento. Il finanziamento pubblico riguarda attività ordinarie e quello delle Fondazioni presenta target predefiniti. Molte sperimentazioni anche interessanti si esauriscono perché la scalabilità si presenta ardua. Sembra che le Fondazioni stiano cambiando strategia adottando prospettive di più lungo periodo.

Un altro problema affrontato è quello europeo.; la UE si è mossa in questo campo assumendo delle delibere volte a promuovere l’economia sociale. Sembra importante che a livello europeo si giunga a una definizione condivisa dell’ente del Terzo Settore che non punti tanto sulla qualifica della mancanza del profitto come scopo (non profit), ma piuttosto sulle finalità comunitarie, del bene comune.

E’ infine importante aver presente come le realtà attuale sia sempre più complessa; in proposito Ivana Pais ha avanzato il tema delle piattaforme che possono cambiare radicalmente la situazione anche in campo sociale. Le piattaforme hanno mezzi finanziari potenti e avanzano ovunque. Se domani arrivasse in Italia Amazon Care (per il momento attiva solo in America) cosa succederebbe? Dunque, bisogna pensare come usare le piattaforme e come passare dal locale al globale nella “dimensione piattaforma”.

A conclusione i promotori hanno richiamato degli impegni prioritari: 1) affrontare il digitale e le piattaforme; 2) proporre letture sistemiche e non settoriali; 3) interloquire col dibattito scientifico.

Dare spazio, a cura di Carlo Borzaga, Cristiano Gori, Francesca Paini, Editore Donzelli, 2023

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