Democrazia computazionale

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L’avvento delle intelligenze artificiali sta cambiando l’orizzonte. I servizi dell’Intelligenza Artificiale sfocano il confine tra potere computazionale personale e potere centralizzato.

L’intervento durante la Settimana Sociale della Chiesa italiana a Trieste

Durante la Seconda Guerra mondiale, per scopi bellici, furono sviluppati i primi computer: Colossus, creato a Bletchley Park nel Regno Unito e, negli Usa, l’Atanasoff-Berry Computer e l’Eniac. Nell’immediato dopoguerra a partire dagli anni ’50, l’introduzione dei transistor al silicio ha permesso la creazione di computer più piccoli, veloci e affidabili mentre i circuiti integrati, apparsi negli anni ’60, hanno ulteriormente ridotto le dimensioni e i costi, aumentando la funzionalità dei computer. Si inaugura così una stagione in cui si diffonde la potenza computazionale nella società.  In quegli anni, questa distribuzione della potenza computazionale avviene confinandola in “mainframe”. Tuttavia, è la comparsa di una nuova corrente culturale che possiamo definire, ci si perdoni il gioco di parole, come Bit generation, che ha prodotto il profondo meccanismo di decentralizzazione dei decenni seguenti. La rivoluzione tecnologica si è nutrita dal seme della controcultura californiana degli anni ’60. Il centro di questo modo di vedere il computer e l’informatica è stato ed è la Silicon Valley, l’area compresa tra San Francisco e San José.

È stato soprattutto l’ideale comunitario dei figli dei fiori, la loro indole libertaria, la voglia di allargare gli orizzonti e il disprezzo per l’autorità centralizzata a fare da asse portante per i fondamenti filosofici ed etici di Internet e dell’intera rivoluzione del personal computer. La rete si è avviata proprio verso il crepuscolo di quell’esperienza.

L’intervento prosegue al link https://www.settimanesociali.it/news/benanti-democrazia-computazionale/

 

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