Democrazia da creare e da vivere non da subire

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Intervista a Fabrizio Passarini, presidente associazione Cose Nuove di Castel Maggiore

A Castel Maggiore un’esperienza di democrazia

La democrazia nasce e vive quando “il popolo” ne è il soggetto attivo e responsabile: forse per questo oggi la democrazia è in crisi,  il popolo non ha, di fatto,  il potere di scegliere e decidere sia per la degenerazione degli strumenti di partecipazione, sia per l’individualismo che ha smorzato il senso della comunità e della corresponsabilità lasciando spazio letale all’individualismo egoistico ed al disinteresse per il “bene comune”.

Ma la tentazione di una visione eccessivamente pessimistica della situazione sociale e politica viene, senza dubbio, respinta e vinta da esperienze locali, sembra crescenti, di democrazia spontanea che speriamo possano rappresentare semi destinati a germogliare senza essere soffocati.

Castel Maggiore, un comune nella immediata periferia di Bologna di 18.540 abitanti, in progressivo aumento per nuovi insediamenti, rappresenta una bella e positiva esperienza di democrazia: in occasione delle recenti elezioni amministrative, una lista civica ha conquistato la maggioranza assoluta con la elezione del sindaco e di 10 consiglieri su sedici, con età media di 26 anni. Tutto nasce da un’associazione, “Cose Nuove per Castelmaggiore”, nata una trentina di anni fa ad opera di persone in buona parte vicino all’ambito ecclesiale, pur mantenendo sempre un approccio laico alla politica.

“Effettivamente è avvenuto un risultato fuori da ogni aspettativa, se non nei nostri pensieri più rosei”, dice Fabrizio Passarini, un cofondatore e animatore dell’associazione: questa lista civica, completamente formata da giovani, una nuova generazione di politici, che trae linfa dalla storia quasi trentennale di Cose Nuove, ha fatto innamorare gran parte del nostro Comune. A dire il vero, e non potrebbe essere che così, i confini del nostro gruppo si sono molto allargati rispetto all’esperienza di decenni fa, riuscendo a coinvolgere molte altre persone che non hanno nessuna esperienza ecclesiale alle spalle. Ci ha tenuti uniti la condivisione dei valori che abbiamo voluto trasmettere attraverso un nostro “manifesto” che aggiorna in termini nuovi ciò che scrivemmo circa 30 anni fa. Dopodichè, sulla base di questi principi, abbiamo redatto un programma per la nostra città.”

Il “manifesto” di cui parla Passarini, vuole comunicare “chi siamo, cosa vogliamo, dove andiamo” e si apre esprimendo la speranza, maturata all’interno dell’associazione, di incidere positivamente sulla realtà del “nostro tempo” attraverso un approccio inedito alla Politica,  prosegue quindi  con l’intenzione di esprimere, “con il contributo di varie persone associate e non”… “gli aspetti che orientano la nostra visione di società”.

Una visione in cinque punti: lo stile di ascolto e dialogo come strumento e fine dell’agire politico, la persona come centro dell’agire politico, la comunità come sogno e progetto, l’ambiente attraverso un approccio integrale, l’agire. Quanto al programma dedicato alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica e suddiviso in 25 capitoli estremamente dettagliati è fatti di cose concrete, interventi di cui si indica anche la copertura economica.

“Come abbiamo cercato di spiegare anche alle testate giornalistiche, prosegue Passarini, che si sono accorte di noi quasi solo dopo il successo elettorale, il civismo della nostra lista è stata la chiave di volta e forse il motivo del suo successo: raccoglie quindi diverse istanze, non solo quella cattolico-democratica, ma anche senz’altro quella ambientalista (di cui è fortemente impregnato il nostro programma), ed altre affini” e a questo proposito Passarini nota la presenza di qualcuno più di sinistra ed il consenso anche di persone che in precedenza hanno votato altro, molti che vengono dal Movimento 5S e altri più vicini al centro destra, poco attratti dalla proposta locale dei partiti di questa parte. “Aggiungerei – dice Passarini – che hanno detto di aver votato anche molti elettori disaffezionati al voto, e questo è un segnale in controtendenza rispetto all’assenteismo che tutti osserviamo, un dato prezioso che conferma l’originalità della nostra esperienza”.

In conclusione Passarini nota che “questa cosa, che nasce in modo piuttosto eterogeneo, coglie un grande desiderio di rinnovamento a livello locale”. Credo che questo desiderio si possa anche tradurre in un grande desiderio di democrazia.

 

Intervista è a cura di Pier Giorgio Maiardi

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