Si è tenuta dal 20 al 24 agosto la Settimana teologica del Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) su “Democrazia e sinodalità. Immaginare nuove forme di partecipazione civile ed ecclesiale”. Tra i relatori don Cataldo Zuccaro e mons. Giovanni Tangorra, Rosy Bindi, Filippo Pizzolato, Stefano Biancu, Matthias Wirz, Ugo De Siervo, Enrico Galavotti e Marta Margotti. Pubblichiamo le sintesi rese note dal Meic.
Camaldoli, prima giornata. Tangorra (Lateranense): sinodalità diventa stile della chiesa se ripartiamo dalla comunione
Riscoprire il fondamento etico dell’autorità dello Stato nel rispondere ai bisogni delle persone, mettere al centro la sinodalità come stile nella Chiesa ripartendo dalla comunione. E’ la sintesi emersa dal dialogo su “autorità e partecipazione nella vita della Chiesa e della comunità civile” che ha aperto i lavori di questa mattina alla Settimana teologica del Meic a Camaldoli, dedicata al tema “Democrazia e sinodalità“. Protagonisti del dibattito il teologo morale e rettore emerito della Pontificia Università Urbaniana don Cataldo Zuccaro e l’ecclesiologo della Pontificia Università Lateranense, ed assistente nazionale Meic, mons. Giovanni Tangorra.
Zuccaro ha parlato di “antropologia dell’indigenza” come “fondamento etico dell’autorità dello Stato e della partecipazione dei cittadini alla vita politica”. Per il teologo morale “antropologia dell’indigenza è considerare l’ uomo come ‘essere del bisogno’ e come essere strutturalmente relazionale. Se lo Stato è il ‘prolungamento interpretativo’ della persona nel vivere socialmente strutturato, allora esso è chiamato a dare una risposta al bisogno reale dei cittadini, un bisogno che va decoficato in modo politico e storicizzato nei bisogni particolari. Se andasse oltre, ci sarebbe un abuso d’autorità, ma se non lo facesse, smetterebbe di essere quello che deve essere”. Per Zuccaro il discorso vale anche per il tema della partecipazione, poiché in questa dimensione relazionale dell’uomo “la responsabilità diventa sempre corresponsabilità“.
Tangorra invece si è soffermato sul valore della sinodalità nella Chiesa oggi. Francesco si è spinto a dire che la sinodalità, letteramente il ‘camminare insieme’, è il cammino della Chiesa del Terzo millennio. Il papa ci sprona a vivere la sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa e come suo stile permanente. Per farlo però c’è bisogno di una riflessione profonda sui temi del pluralismo e di una partecipazione ampia e condivisa alla vita della Chiesa”. E soprattutto, ha concluso l’ecclesiologo, sulla comunione “che è l’essenza della Chiesa e che va riscoperta: è proprio a partire dall’idea della Chiesa-comunione che Giovanni Crisostomo diceva che ‘il nome della Chiesa è Sinodo'”.
Camaldoli, seconda sessione. Pizzolato (giurista): restituire il senso di cittadinanza anche a chi crede nei leader come messia
“È in corso un attacco alla nostra democrazia, un attacco secondo il quale le forme e i limiti della Costituzione vengono concepiti come un ostacolo alla sovranità del popolo”. Lo ha detto Rosy Bindi intervenendo alla seconda sessione di lavori della Settimana teologica 2018 del Meic, in corso a Camaldoli (AR) sul tema “Democrazia e sinodalità. Immaginare nuove forme di partecipazione civile ed ecclesiale”.
Per l’ex ministro e parlamentare di area cattolico-democratica “la democrazia dei partiti è degenerata in partitocrazia e, ora, nell’Italia dei populismi: con la crisi degli anni Settanta e la morte di Moro si è interrotto il suo progetto di democrazia compiuta, si è smarrito il senso di partecipazione da parte dei cittadini ed è iniziato un percorso che è legato anche a nomi e cognomi: Craxi, Berlusconi, Umberto Bossi e la sua Lega, Matteo Renzi e il suo partito, fino a Salvini e al Movimento 5 Stelle con un vero e proprio attacco alla politica, alla democrazia parlamentare, al Parlamento, allo Stato e alle sue istituzioni”.
“Tutto questo sta mettendo in crisi profondamente la nostra vita democratica – ha concluso Bindi – e dobbiamo reagire, creando nuove forme di partecipazione e soprattutto puntando su quella che qualcuno chiama ‘democrazia deliberativa‘, una democrazia che sceglie, che decide ma che lo fa attraverso filtri e percorsi di vera partecipazione”.
Di Costituzione e partecipazione ha parlato anche Filippo Pizzolato, ordinario di Diritto pubblico all’Università di Padova, giurista impegnato sul tema della difesa dei “beni comuni”. “Penso che la Costituzione possa essere ancora la fonte a cui attingere per interrogarci sul futuro della democrazia”, ha detto il professore nel suo intervento. “L’idea della democrazia ‘fondata sul lavoro’ mette radici nella partecipazione sociale ed economica e non si riduce all’investitura di una classe politica. In questo credo che ci sia la possibilità per ridare entusiasmo, senso di cittadinanza e di appartenenza anche a molti di quelli che aspettano il leader di turno come un messia”
Per Pizzolato “il populismo è una degenerazione coerente della crisi della rappresentanza, dell’idea di chi non rispetta il pluralismo, di chi pensa che ‘il popolo’ parli con una voce unica, e basta. Attuare la Costituzione non è solo scegliere dei capi ma costruire quotidianamente la convivenza civile. Possiamo ripartire valorizzando il tessuto delle autonomie, a partire dai Comuni, che possono riattivare il senso dell’appartenenza civica. Dobbiamo ridare ai cittadini spazio di azione e di responsabilità“.
Camaldoli, terza sessione. Biancu (Meic): sperimentare sinodalita’, manca prassi. in dialogo con i monaci Wirz (protestante) e Matsegora (ortodosso)
Mettersi in ascolto delle esperienze di sinodalità presenti nelle diverse Chiese cristiane per rispondere meglio all’invito di papa Francesco che indica ai cattolici il “camminare insieme” come “via costitutiva della Chiesa”. E’ il senso della terza sessione della Settimana teologica del Meic, dedicata a “Democrazia e sinodalità” e in corso a Camaldoli (AR). Per dialogare con il vicepresidente del Meic Stefano Biancu, professore associato di Filosofia morale alla Lumsa, sono arrivati al Monastero camaldolese il monaco protestante di Bose Matthias Wirz e lo ieromonaco ortodosso Ambrogio Matsegora, vicario delle parrocchie italiane del Patriarcato di Mosca.
“Papa Francesco sta molto incoraggiando la Chiesa Cattolica nel suo insieme a immaginare confrontarsi pensare e progettare la sinodalità”, ha detto Biancu, che ha ricordato anche come la Chiesa disponga “fin dai tempi del Concilio di una teologia abbastanza sviluppata, fino al recente e importante documento pubblicato dalla Commissione teologica internazionale“.
Per il vicepresidente Meic “ciò che sicuramente manca sono le pratiche, tanto a livello centrale quanto a livello locale e di esperienze laicali, e dunque oggi è essenziale sperimentare con pazienza e immaginazione forme nuove di partecipazione e condivisione. E’ importante non separare teoria e prassi e non pensare che la prassi sia semplicemente una conseguenza della teoria: la prassi può essere decisiva anche per comprendere meglio che cos’è davvero la sinodalità”.
Il monaco protestante Wirz ha ricordato che “nelle Chiese della Riforma, prive di vescovi, è più diffusa una sorta di autorità sinodale, condivisa da tutti i credenti secondo il principio del sacerdozio universale dei battezzati, e per questo sono più sinodali anche le istituzioni ecclesiali, con una responsabilità condivisa nelle decisioni sia a livello dottrinale che di disciplina”. Secondo il pensiero riformatore “questa sinodalità è il modo per lasciare a Cristo la signoria sulla vita della Chiesa senza che di questa possano in qualche modo impossessarsene solo alcuni uomini”.
Lo ieromonaco Matsegora ha infine sottolineato come “nella teologia ortodossa la sinodalità non è altro che la prospettiva della Trinità, che dalla vita immanente viene proiettata sulla realtà terrena della Chiesa. Quindi non si tratta solo una forma esterna dell’organizzazione ecclesiastica ma piuttosto il fondamento teologica che ci porta a ripensare la Chiesa in chiave trinitaria”.
Camaldoli, ultima sessione. Ugo De Siervo: oggi serve impegno politico dei cattolici come nel dopoguerra
“In questo momento difficile occorrerebbe da parte dei cattolici un impegno simile a quello del dopoguerra quando riuscirono insperatamente a costruire la democrazia e diedero all’Italia la Costituzione”. Lo ha detto Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte costituzionale, intervenendo alla giornata di studi storici su “Costituzione, Concilio, Contestazione” nel corso della Settimana teologica del Meic a Camaldoli.
“Nell’Italia del dopoguerra, distrutta non solo materialmente ma anche dal punto di vista etico e morale, i cattolici democratici riuscirono a costruire la nuova democrazia e a identificare quella Costituzione democratica e partecipata che il nostro Paese non aveva mai avuto”, ha spiegato De Siervo. “Un risultato inaspettato, conseguito con un impegno serio fatto di motivazione etica, lucidità e preparazione tecnica. Quel risultato è stato importante e lo è ancora molto anche adesso che registriamo così tante difficoltà: ecco perché forse oggi occorrerebbe da parte dei cattolici un impegno analogo“.
Nel corso del convegno è intervenuto anche lo storico dell’Università di Chieti-Pescara Enrico Galavotti, che ha rimarcato come “la riflessione dei cattolici sul tema della democrazia è in corso da oltre 50 anni, quando la guerra mondiale, i fascismi e la crisi che ne seguì imposero alla Chiesa una scelta di totale revisione dell’atteggiamento ottocentesco di indifferenza rispetto ai sistemi politici, scelta blindata dal Concilio“. Per Galavotti “la ricezione ecclesiale di questo tema è ancora in corso e oggi deve fronteggiare nuovi pericoli e nuove minacce per la democrazia”.
La storica Marta Margotti, dell’Università di Torino, ha riconosciuto il forte impatto dei movimenti del dissenso cattolico italiano negli anni della contestazione. “Quella del dissenso cattolico in Italia è stata una stagione molto breve ma molto intensa, che aveva l’obiettivo di riformare la Chiesa e di rivoluzionare la società, con un legame fittissimo tra questi due elementi”, ha detto Margotti: “I cambiamenti che riuscirono a introdurre furono molto limitati, perché le proposte di riforma della Chiesa erano radicali e segnate dalla volontà di ritornare alla radicalità evangelica, ma certamente favorirono la ricezione del Concilio in Italia”. Per la storica “questo avvenne in una forma più moderata di quanto avrebbero voluto ma ciò permise che anche in Italia arrivassero quelle spinte al cambiamento della Chiesa e della società che il Concilio aveva ospitato”.
Settimana teologica, Elia (Meic): la democrazia è in crisi, servono credenti responsabili. Le prossime iniziative del Movimento: al centro Aldo Moro, il futuro dell’Europa e la canonizzazione di Paolo VI
Si è chiusa a Camaldoli la Settimana teologica del Meic, dedicata quest’anno a “Democrazia e sinodalità” e che ha visto la presenza di ospiti autorevoli, tra gli altri Rosy Bindi, Ugo De Siervo, Filippo Pizzolato e Cataldo Zuccaro. Nel corso dell’ultima sessione gli oltre 110 partecipanti hanno lavorato a un breve documento conclusivo che verrà presentato nei prossimi giorni.
Positivo, per il presidente nazionale del Meic Beppe Elia, il bilancio dell’iniziativa: “Da molte parti oggi si parla di crisi della democrazia rappresentativa e noi abbiamo cercato di cogliere gli aspetti più significativi di questa crisi e di individuare anche quali sono le iniziative più importanti che da credenti dobbiamo attuare per essere oggi una presenza rilevante”. Per Elia “in questo momento la Chiesa ha veramente bisogno di recuperare una presenza di laici credenti che sia significativa e responsabile e che sappia svolgere un ruolo attivo nell’identificazione dei problemi, nella lettura della realtà e anche nell’individuazione di possibili percorsi per affrontare le vere urgenze del Paese”.
La conclusione della Settimana teologica segna anche la ripresa dopo la pausa estiva delle attività degli oltre cento gruppi territoriali del Meic. E nelle prossime settimane sono tre le iniziative nazionali del Movimento già in programma. Il 21 e 22 settembre all’Università di Bari si terrà un convegno su Aldo Moro e la democrazia, con l’intervento di Renato Moro e del vescovo di Bari mons. Cacucci Il 29 settembre, all’Università Cattolica di Milano, sarà la volta di un convegno sulle radici e le prospettive future dell’Europa che vedrà come protagonisti Enrico Letta e il filosofo del diritto Jean-Marc Ferry. Infine il 12 e il 13 ottobre ci saranno a Roma due eventi per celebrare la figura di Paolo VI, fondatore del Meic, che sarà poi canonizzato il 14 in Piazza San Pietro da papa Francesco.
Notizie, foto e video della Settimana teologica sono pubblicati su www.meic.net e sui canali social del Movimento: @meic.italia su Facebook e @meic_ita su Twitter.