Se pensiamo alle regole di una “cittadinanza” che consenta una vita comunitaria degna dell’uomo e sia animata dallo spirito della nostra “Costituzione” non possiamo prescindere dal tema dell’informazione, anzi della comunicazione che sia realizzata davvero come “servizio pubblico”. La nozione di “servizio pubblico” è oggi svilita, dopo tanti imbrogli e tradimenti; ma sarebbe davvero importante riportarla al centro dell’attenzione perché è dall’informazione e dal sistema della comunicazione (e dallo spirito che la anima) che nasce una vera comunità democratica. È perciò molto importante che un’associazione “strategica” come l’Ucsi, che raccoglie gli operatori di ispirazione cattolica nel campo della informazione-comunicazione, continui ed anzi accentui, la sua presenza e opera di sensibilizzazione, di critica e di progetto. L’ultimo numero del 2012 di Desk, il trimestrale di cultura della comunicazione che esce dal 1994, è infatti dedicato al “servizio pubblico della comunicazione”. L’attenzione è prevalentemente rivolta alla Rai. Andrea Melodia (che insieme a Lucio d’Alessandro dirige la rivista) offre una riflessione approfondita sul ruolo della Rai e offre linee di una sua riforma in un contesto mutato non solo per ragioni tecnologiche, ma per il crescente pluralismo e l’opportunità di valorizzarlo in un dialogo più integrato e meno “lottizzato”. “La politica ha usato in modo miope il servizio pubblico, attenta ai vantaggi momentanei … e senza capire che stava generando un mostro pronto a divorarla”, riconosce Melodia. Ma ricorda anche che “ci sono ancora diversi ragionamenti possibili per dimostrare l’utilità di un servizio pubblico che faccia da bussola, da regolatore e da stimolo nel mondo della comunicazione”. Tutti problemi che si porranno nel 2016, alla scadenza della convenzione ventennale Stato/Rai. Numerose firme arricchiscono il fascicolo, tra le quali Mario Morecellini, Emmanuele Milano, Federico Badaloni, Antonio Catricalà, Luigi Ferraiuolo, Rosa Maria Serrao.
Su Oreundici di febbraio, dedicato al tema “Ripensare la politica” c’è una bella riflessione del teologo Carlo Molari, intitolata “Un orizzonte per la politica. Preparare le condizioni per avere futuro”, in cui si sofferma sul contributo che la vita spirituale e la fede in Dio possono dare alla vita della polis. E, a commento di una bella foto del Paginone, ecco una bella citazione di Gustavo Zagrebelsky: “C’è vita nella democrazia, dunque è giusto e possibile cercarvi anche la felicità”.
“Non sarà un pranzo di gala”. Così il titolo dell’articolo di Angelo Papuzzi in prima pagina de Il foglio di gennaio. E il testo spiega che costruire un’economia democratica a livello planetario, in un mondo di gravi crisi e di spaventose diseguaglianze, non sarà affatto facile. Rimettere in equilibrio la divisione del lavoro e della ricchezza nel mondo implica una seria riduzione della situazione di vantaggio e del nostro tenore di vita. Certo occorrerà, par di capire, una politica, anche economica, seria e coraggiosa. Bisogna comprendere che “non è detto necessariamente che una riduzione di consumi, pubblici e privati, sia segno di un declino inaccettabile, ma può tramutarsi nell’opportunità di scegliere un modo di vita più modesto, ragionevole e solidale, come profeticamente dicevano i nostri Berlinguer, Lama e Moro”.