DIALOGHI: la parola – OREUNDICI: il lavoro – LA CIVILTA’ CATTOLICA: Aldo Moro – KOINONIA: “chi dice Chiesa dice accoglienza” – LE CONFERENZE DI OZANAM: “rinnovarsi, uniti nella carità”

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“La parola tesse i nessi del reale, ha a che fare con il pensiero . Ci libera dal pericoloso mito di una vita che si fa da sé e ci aiuta a comprendere che sempre e comunque ci riceviamo dalle mani dell’altro”. Sulla parola, cioè sul dialogo si fonda tutto il bel fascicolo (n. 3 – 2018) che la rivista trimestrale Dialoghi, promossa dall’Azione cattolica italiana, dedica alla vita della Chiesa, delle chiese in una forte prospettiva ecumenica. Ne scrivono Anselmo Palini (che ricorda insieme papa Montini e Oscar Romero), Sandro Calvani, Giacomo Canobbio, Piergiorgio Grassi; e Maurilio Guasco, che ricorda con commozione e verità la figura di Pietro Scoppola.

Oreundici è il mensile per la crescita umana e spirituale nel quotidiano, fondato e animato da don Mario De Maio con l’associazione Oreundici, costituita da laici e laiche che mettono al centro della loro attenzione tre temi: il semplicemente vivere, il difficile amore, l’esperienza di Dio. Il numero di novembre è dedicato al tema del lavoro, che è (dev’essere) servizio e non schiavitù. Ne scrivono Pietro Ichino, Chiara Lonoce, Piero Stefani, Silvia Pettiti. Nell’allegato un testo che Arturo Paoli, nel 1976, aveva dedicato al vescovo Enrique Angelelli pochi giorni dopo il suo assassinio (martirio!).

“Aldo Moro a quarant’anni dal suo sacrificio” viene ricordato in modo forte e commosso dal gesuita Francesco Occhetta sul numero 4042 di La Civiltà Cattolica. Dopo un’accurata ricostruzione degli avvenimenti l’autore sottolinea come “uno dei frutti della sua eredità è la ricerca della giustizia come riparazione e non come vendetta, come testimonia la figlia dello statista, Agnese”. Proprio lei, infatti, Agnese, ha accettato d’incontrare gli assassini sulla tomba del padre, pur dopo aver letto le terribili pagine dell’autopsia. E le parole del figlio Giovanni restano un monito per tutti: “La verità è l’unica forma di giustizia possibile”. La verità e il dolore, il pentimento e il perdono (che non cancella il passato, ma lo trasforma e diventa forza per un futuro migliore) hanno trasformato la tragedia in una sorgente di speranza.

“Chi dice Chiesa dice accoglienza” è il tema centrale del fascicolo di novembre di Koinonia, che ospita, fra gli altri, testi di Alberto B. Simoni, Umberto Vivarelli, Daniele Garota, Giancarla Codrignani e di Frei Betto che ricorda e sottolinea come papa Francesco abbia elevato all’onore degli altari Paolo VI e Oscar Romero (arcivescovo di San Salvador, assassinato per ordine della dittatura del suo Paese nel 1980). E conclude: “Non sono stati elevati all’onore degli altari per essere adorati, ma perché siano di esempio a tutti coloro che, come Gesù, donano la loro vita perché tutti abbiano vita e l’abbiano in abbondanza”.

Un forte invito a tutte le coscienze cristiane a “rinnovarsi, uniti nella carità” viene espresso, e “gridato” sul n 5/2018 della rivista Le conferenze di Ozanam, voce della federazione nazionale della San Vincenzo de Paoli. Il direttore del periodico, Antonio Gianfico, sottolinea nell’editoriale che ogni vero rinnovamento ecclesiale e civile non può che nascere dalla carità. La carità, infatti, è l’anima dell’”umanità”: dall’accoglienza ai migranti alla riforma delle carceri all’educazione dei giovani, a ogni forma di “incontro con l’altro”, specialmente se povero, malato, carcerato, in vario modo “diverso”.

(a.  bert.)

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