Intervengo nuovamente nel dibattito in corso nella rete, un dibattito che ha avuto pochi coinvolgimenti esterni e sul quale ho molte riserve, soprattutto se visto nella prospettiva di consolidamento della nostra comune iniziativa, ormai di quattro anni fa e senza gli effetti sognati assieme.
Credo che il nostro principale limite stia nella pochissima padronanza degli elementi essenziali della vita politica vera e propria: quella del governo delle istituzioni che, per mandato democratico, decidono per conto di tutta la comunità, a tutti i livelli.
Concordiamo tutti che c’è un grande deficit di politica nel nostro Paese, e non solo: egoismo collettivi, chiusure nazionalistiche, esasperazioni del localismo e del populismo, rifiuto alla partecipazione e dell’impegno politico, difesa esasperata dei “diritti acquisiti” di quanto hanno di più ed anche di troppo, difficoltà incredibili ad avanzare in riforme efficaci,…
In questo scenario davvero preoccupante noi cattolici democratici, che per primo connotato abbiamo la responsabilità, personale e collettiva, del bene comune, dibattiamo quasi filosofeggiando sulla nostra vicinanza o lontananza dal PD, da Renzi, dalla “sinistra”.
Affronto quindi in dibattito con alcune affermazioni a mio parere dirimenti:
1 – alla nostra rete compete un richiamo forte alla condivisione dell’obiettivo di nobilitare l’impegno politico, soprattutto nel mondo cattolico, contro il dilagante quando comodissimo “lavarsi le mani”;
2 – confermare con analoga fermezza il dovere dei cittadini di votare, sempre ed in ogni occasione, qualsiasi sia l’oggetto: elezioni politiche, comunali, ballottaggi: una persona responsabile non sta mai a casa ma contribuisce per la sua piccola parte a scegliere, mal che vada, il male minore;
3 – il contributo attivo al miglioramento della politica comporta in prima istanza, per valore ed effetto, l’impegnarsi in un partito; in seconda istanza, partecipare da candidati o sostenitori esposti alle elezioni, ai diversi livelli; infine, almeno nella attività dei soggetti associativi che, come gli aderenti alla nostra rete, si occupano di cultura politica, riempire lo strategico spazio tra le istituzioni pubbliche e la società civile.
La conseguenza immediata e diretta di queste premesse essenziali è traducibile qui e adesso in alcune indicazioni di scelta che dovrebbero venire assunte dalla rete:
a – è incompatibile il riferimento al cattolicesimo democratico con il sostegno elettorale, ancora meno la partecipazione ed adesione, alla coalizione che definiamo “centro destra” guidata dal trio Salvini-Berlusconi-Meloni;
b – è ugualmente incompatibile l’adesione ed il sostegno al Movimento 5 stelle in quanto costituisce la negazione dell’essenza stessa della politica, ovvero il dialogo ed il confronto tra soggetti diversi in funzione di obiettivi utili alla comunità;
c – ogni coalizione che si formi, ad ogni livello, attorno al PD come soggetto basilare è da preferirsi senza se e senza ma rispetto ad ognuna delle due precedenti coalizioni – forze politiche;
d – in ogni scelta di voto e soprattutto in ogni impegno politico quanti si ispirano alla storia ed al patrimonio cattolico democratico sono tenuti per coerenza ad operare in funzione di tale sbocco elettorale;
e – questa prospettiva obbliga ogni soggetto e persona a contribuire a migliorare obiettivi, scelte, formazione della classe dirigente, partecipazione diffusa, atti appunto a nobilitare l’impegno politico schierandosi sempre e comunque dalla parte di chi si impegna pubblicamente rispetto a chi si ferma a guardare, studiare, giudicare.
Ho ancora un paio di provocazioni rispetto ad alcuni interventi che ho letto nel dibattito sul portale:
- rifiuto categoricamente i giudizi sprezzanti su “Renzi uomo solo al comando” attorniato da yes man: conosco come tutti voi innumerevoli persone di altissimo spessore etico e politico che si meritano ben altro rispetto; ritengo tali espressioni autentico qualunquismo;
- l’attuale coalizione di governo è l’indispensabile e migliore approdo possibile a seguito delle elezioni democratiche di tre anni fa; un capolavoro del presidente emerito Giorgio Napolitano;
- ritengo questa coalizione la base essenziale per le prossime amministrative e per quelle politiche sullo sfondo, anche per l’evidente inaffidabilità davanti alle responsabilità di governo, quasi a tutti i livelli, della autodefinita sinistra italiana.
Questo quadro duro e crudo non solo non restringe lo spazio di iniziativa della rete c3dem ma anzi lo esalta: in termini di proposta, di critica, da una posizione di autonomia da qualsiasi forma-partito ma schieratissimi sull’avanzamento nella strada delle riforme intraprese e quelle da fare.
Tra queste sollecito personalmente l’impegno sulla riduzione dell’insostenibile peso dell’apparato burocratico che costituisce l’ostacolo principale per affrontare il prioritario obiettivo: il diritto al lavoro in particolare dei giovani.
Un nuovo o un confermato “posto” pubblico o parapubblico “costa” di fatto almeno tre volte un nuovo-rinnovato lavoro nel privato; il sindacato (se volete qualche scellerato esempio locale anche recente…) è fermo a fare da barriera difensiva sui “diritti acquisiti” che in gran parte costituiscono autentici privilegi: per ridurre questa abnorme (e non certo sola) ingiustizia servono riforme normative e ben diversi comportamenti sociali e culturali.
Ma tali riforme si possono fare solo con adeguate capacità di guida e decisione della classe dirigente da una parte e dall’altra di sostegno democratico: la nostra rete sta proprio nel mezzo ed ha il diritto-dovere di favorire tale dialogo-confronto; altro che una banale compromissione di schieramento partitico, qui è in gioco il futuro di una generazione e di un paese intero.
Non credo che questa (come tutte le altre grandi questioni del paese ed anche del mondo) siano ancora classificabili con le sole categorie destra-sinistra. Ed il nuovo papato, lo sconvolgimento geo-politico mondiale, lo stesso surriscaldamento del pianeta ci dicono a chiare lettere che la strada maestra è quella della assunzione delle responsabilità, non fermandoci ai proclami, ai giudizi, alle buonissime intenzioni.
Nico Fornasir
Presidente del Centro Studi sen. Antonio Rizzatti – Gorizia
9 Dicembre 2015 at 06:33
Per quello che vale il mio pensiero, sottoscrivo pienamente.
9 Dicembre 2015 at 13:24
Questo intervento è molto chiaro e quindi particolarmente apprezzabile
Ma non solo per questo
Il dividersi per dissensi eletti, a torto o a ragione, a questioni di principio è un cancro che corrode la sinistra da tempo immemorabile, nei due secoli e oltre di storia.
Sicchè spesso siamo stati proprio noi (ovviamente mi sento parte del tutto, oltre ogni mia convinzione personale) la negazione del concetto democratico che la maggioranza deve governare, fino alla formazione di una nuova. E che di questo si deve occupare chi non è d’accordo, non di dissentire quotidianamente.
Mi pare che la discussione dovrebbe ripartire da due punti:
– Il programma, su cui si deve fondare la richiesta di consenso elettorale
dopo il generoso, eppure ancora relativamente indefinito, “libro” di Prodi e i documenti dei candidati all’ultima segreteria pd, mi pare che sia siano fatti passi indietro: in campagna elettorale ci si è presentati con gli spot a 100 giorni, che non sono un vero programma di cinque anni, su cui sfidare la controparte senza frazionarsi al primo scontro
– soprattutto manca la formazione di lungo periodo
qualcosa, è vero, si muove: ho letto dell’autumn school di future dem tenutasi a milano
ma sono abbastanza vecchio per dire che ci vuol altro, rispetto a quanto si faceva in giac negli anni preconciliari, magari accapigliandosi pro o contro mario rossi e cosa si faceva nelle scuole dei “pionieri”: perchè la fusione cattolici/sinistra ha fatto morire il bimbo?