“Sui valori della famiglia nessuno si sottragga al dialogo”. Con questo titolo Domenico Rosati ha pubblicato, su “l’Unità” del 2 giugno 2012, un’interessante riflessione sull’Incontro mondiale delle famiglie, tenutosi a Milano. A cui risponde, il giorno successivo, sempre su “l’Unità”, Claudia Mancina (“Politiche di sostegno più forti. Ma non c’è un solo modello”). Quando Rosati scrive, l’Incontro di Milano non è ancora terminato, ma ne sono già chiari lo spirito e i contenuti. Che Rosati apprezza. “Ci si trova in presenza – scrive Rosati – di un’occasione seria di approfondimento da non scambiare con la ripetizione di slogan apologetici. E comunque qualcosa di diverso – e in meglio – di quel family day che venne somministrato agli italiani. Allora s’intendeva bloccare un progetto per una soluzione plausibile per le unioni di fatto che si muovesse nell’alveo della Costituzione e non pregiudicasse aspetti di principio. E fu, purtroppo, una manifestazione politica con la conta di chi c’era e di chi non c’era e anche con l’esibizione, penosa, di alcuni «difensori del vincolo» non precisamente titolati al riguardo. Ora, viceversa, ci si muove in un’orbita più marcatamente religiosa per rimettere in valore le ragioni sacramentali del matrimonio cristiano e per riproporlo come tale non solo ai fedeli ma a quanti intendano condividerne i significati profondi”. “In tal modo, oggettivamente, – prosegue Rosati – si lascia sullo sfondo il matrimonio civile, del quale ci si era occupati con tanta energia, a rischio di assumere la tutela di un istituto storico che, anche nella sua espressione concordataria che si celebra in chiesa, include ormai il divorzio”. “L’opzione per l’approccio ecclesiale – dice ancora l’ex presidente delle Acli – non implica tuttavia l’indifferenza di chi dall’esterno con onestà intellettuale si pone nella logica della costruzione della comunità e non può non vedere nella famiglia un nucleo non fungibile della vitalità sociale di un Paese”.
Per Claudia Mancina (docente di Etica dei diritti nella facoltà di Filosofia di Roma-La Sapienza e membro del Pd), però, “una mediazione politica tra laici e cattolici sul tema della famiglia appare insieme possibile e lontana”. Scrive, infatti: “È certamente legittimo proporre il matrimonio cristiano come modello morale alla società; è legittimo sottolinearne la specifica natura e indicarlo come un punto di riferimento utile a difendere non solo la famiglia, ma anche i singoli individui che ne fanno parte, dalle insicurezze e dai pericoli di una società largamente in crisi. Più discutibile però è cercare il sostegno della legge per imporre quel modello come unica forma riconosciuta della famiglia”. E si chiede: “Se la famiglia è una risorsa per il vivere comune, se le famiglie sono una ricchezza per la società, perché non vale lo stesso anche per le famiglie formate da coppie omosessuali? È difficile non vedere qui un sacrificio del bene comune alla rigidità dei principi”.
Il testo dell’articolo di Domenico Rosati è in: http://www.italialaica.it/news/rassegnastampa/36465
Quello di Claudia Mancina in: http://www.zeroviolenzadonne.it/rassegna/pdfs/2f5e7396a2c5d057b4ad48cbe7075a4d.pdf