Un discorso molto bello, intenso, fortemente politico, denso di indicazioni per rimettere la politica a contatto con la vita reale del paese, a partire dagli strati sociali più deboli, quello di Giorgio Napolitano per la fine dell’anno (leggilo qui con nostre sottolineature in grassetto). Maurizio Ferrera, sul Corriere della Sera del 3 dicembre (“Investimenti sociali e piani credibili contro le nuove diseguaglianze”) osserva che l’attenzione al disagio di famiglie e lavoratori è stata posta dal Presidente con “un ragionamento articolato e innovativo, molto utile in vista della campagna elettorale appena iniziata”. Ferrera – che sostiene che “l’Italia è diventata un campionario di diseguaglianze” – riprende il discorso di Napolitano e il suo invito ad affrontare la questione sociale “sin da ora”, e indica tre punti di proposta: politiche fiscali e sociali più mirate, compreso il reddito minimo, “investimenti sociali”, cioè ciò che Napolitano ha richiamato parlando di scuola e formazione per rafforzare il capitale umano e offrire prospettive ai giovani, e forte azione in Europa sul tema degli investimenti sociali, sapendo però le scelte “vanno fatte a roma” perché “diseguaglianze, esclusione dei giovani e povertà sono colpe nostre, soprattutto di chi ha governato”.