Dopo il voto spagnolo, nei giorni scorsi si è aperto un ampio dibattito: Massimo Villone sul Manifesto (“Roma-Madrid, la gabbia del sistema”) ha criticato l’entusiasmo di Renzi per l’Italicum (e quello esapresso da Giorgio Tonini nell’intervista a Repubblica (“Grazie alle riforme siamo all’avanguardia”). Così Nicola Fratojanni: “Quella legge elettorale uccide la democrazia” (intervista alla Repubblica). Biagio De Giovanni sul Mattino è più possibilista sull’Italicum: “Il laboratorio della stabilità e le sue incognite”. Piero Ignazi scrive su “Il male dei partiti e il populismo” (Repubblica) e pone l’istanza di un rinnovamento radicale dei partiti. Così Ezio Mauro, severo con i partiti populisti: “La politica dell’altrove” (Repubblica). Marco Olivetti su Avvenire offre una valutazione più positiva dei nuovi movimenti: “Tempo di partiti generazionali”. Angelo Panebianco sostiene che solo un sistema maggioritario consente di fare buona politica: “La fine del bipolarismo e rischio instabilità” (Corriere della Sera). Interviene anche Luca Ricolfi sul Sole: “Spagna, Italia, Italicum. Se l’Europa fa i conti con tre poli”.