Alcuni tra i molti articoli degli ultimi due giorni, dopo l’assassinio di padre Hamel (e prima e dopo le parole di papa Francesco sull’aereo per la Polonia): Andrea Tornielli, “Il papa: il mondo è in guerra, ma la religione non c’entra” e “Il muro di Francesco di fronte ai cattolici che invocano lo scontro di civiltà” (La Stampa). Antonio Spadaro sj. “Ora dialoghiamo con i musulmani per non fare il gioco dei terroristi” (intervista al Messaggero). Il vescovo di Rouen, Dominique Lebrun, “E’ giusto avere paura, ma le risposte da dare sono dialogo e preghiera non chiese militarizzate” e l’imam di Saint Etienne, Mohamed Karabila, “Così i nuovi barbari vogliono dividerci” (Repubblica). Card. Jean-Louis Tauran, “Il sangue si può fermare con il coraggio del dialogo” (intervista a Repubblica). Mario Calabresi, “Oscurare l’orrore”. Alberto Melloni, “Il cuore cristiano dell’Europa obiettivo della jihad” (Repubblica). Massimo Franco, “Un papa aperto che naviga contro corrente” (Corriere della Sera). Massimo Introvigne, “Se Francesco separa la fede dalla spada” (Messaggero). Alessandro Rosina, “Disinnescare le bombe” (editoriale di Avvenire). Andrea Riccardi, “La messa non è finita” (Avvenire). Emma Fattorini, “Questa è guerra alle religioni” (Unità). Lucetta Scaraffia, “La trappola della guerra di religione” (Mattino). Stefano Stefanini, “Se la fede diventa pragmatica” (La Stampa). Sebastiano Maffettone, “Non cadere nella trappola del conflitto” (Messaggero). Bruno Forte, “Serve un sussulto di passione morale contro la barbarie” (Sole 24 ore). Card. Angelo Bagnasco, “L’Europa non deve vergognarsi di essere cristiana” (intervista al Corriere della Sera). Matteo Matzuzzi, “Un papa immobile di fronte al jihad” e Claudio Cerasa, “Il genocidio cristiano arriva in Europa” (Il Foglio).