L’editoriale di Gianfranco Brunelli sul n. 8 de Il Regno, quindicinale dei Dehoniani, (“Crisi senza fine. Dalle elezioni di febbraio al Governo Letta-Alfano”) dedica molto spazio, con toni perenetori, all’analisi del “PD mancato”. Scrive Brunelli: “Il PD non ha alcuna identità, alcuna elaborazione di cultura politica condivisa, alcuna pratica di esercizio della democrazia interna. Si è trattato fin dall’inizio di un accordo di potere tra la continuità strutturale (partito, associazioni di area, sindacato, dirigenti) dell’ex PCI e un gruppo di ex democristiani. Questi ultimi hanno scambiato il nome e la memoria di un pezzo del cattolicesimo politico con la garanzia della sopravvivenza politica personale. Per questo il PD, che doveva essere l’elemento propulsore del rinnovamento del paese, all’opposto si è risolto in una visione puramente conservatrice del rapporto società-partiti-governo, finendo per contribuire al distacco tra politica e cittadini”. Sullo stesso numero de Il Regno un’analisi del voti Ermes Segatti (“Un altro ciclo è finito. Analisi dei risultati del voto del 24-25 febbraio”).