(Una nota di Salvatore Vento, del Centro Mounier di Genova). “Il 16 maggio, a Palazzo Ducale di Genova, nell’ambito del Festival di Limes dedicato all’eredità dei grandi imperi (2014-1914), Lucio Caracciolo (direttore della rivista di geopolitica) ha dialogato con Enrico Letta. Il processo d’integrazione europea, ha affermato Caracciolo, nasce come antidoto ai nazionalismi che hanno dilaniato per secoli il Vecchio Continente, culminando nella carneficina delle guerre mondiali. Oggi la crisi dell’euro minaccia la coesione comunitaria: cosa stiamo rischiando? Enrico Letta ha risposto con un ragionamento che sintetizzo come segue.
Il lungo periodo di crisi che stiamo attraversando, pur originatosi nel 2008 negli Stati Uniti, ha provocato una distruzione di valore in Europa. Gli Stati Uniti, invece, hanno reagito subito e l’hanno frenata. La causa principale di queste due differenti reazioni è da ricercarsi nella capacità decisionale degli americani che, con la loro Federal Reserve, hanno adottato immediati provvedimenti, mentre nell’Unione Europea si sono dovuti svolgere ben 26 vertici prima che la BCE, grazie anche al ruolo positivo svolto da Mario Draghi, potesse adottare qualche misura rilevante, e cioè le operazioni monetarie dirette attraverso l’acquisto di titoli di stato sul mercato secondario (per evitare altri casi come la Grecia). Da tenere presente che la Grecia rappresenta soltanto il 3% del Pil europeo, pari al più piccolo stato americano. La crisi europea è perciò essenzialmente una crisi di unità politica.
Enrico Letta propone un percorso politico unitario dei 18 paesi dell’euro zona nel quadro del mantenimento dell’Europa dei 28 stati. La stessa Gran Bretagna deve rimanere nell’UE perché i rischi di una sua uscita sarebbero gravi per tutti. A fronte dei processi di globalizzazione sempre più accentuati, e all’emergere di nuove potenze economiche (a partire dalla Cina), se vuol contare nel panorama mondiale, l’Europa deve raggiungere l’obiettivo politico dell’unità. Basti pensare che nel 1975, all’atto di creazione, nel gruppo del G6 (poi G7 e G8), secondo gli indicatori della ricchezza misurata col Pil, vi erano ben 4 paesi europei (Germania, Francia, Inghilterra, Italia), mentre nel 2024, se consideriamo gli stessi parametri, non vi sarà nessun paese europeo.
Entrando nel merito delle proposte concrete Enrico Letta ne ha individuato due, con efficacia immediata e in grado di ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini: un progetto Erasmus per i ragazzi sedicenni e l’adozione di strumenti di protezione sociale per il lavoro. Nel medio periodo, invece, si tratta di adottare precisi programmi di investimento, in particolare nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni (negli Usa e in Cina ci sono 4 operatori, in Europa gli operatori sono 70). Infine, Letta propone un accordo sul commercio internazionale con gli Stati Uniti che darebbe grandi benefici al nostro settore agroalimentare.
Salvatore Vento
(Centro Mounier di Genova)