Mattarella sembra non escludere nessuna soluzione di governo e vuole evitare il ritorno alle urne: così Ugo Magri su La Stampa (“Tre condizioni del Quirnale per il governo”). Franco Monaco, sul Manifesto, spiega perché il Pd dovrebbe dialogare con i 5 stelle: “Il centrosinistra Pd-M5S che Renzi non vuole”. Paolo Pombeni, intervistato dalla redazione bolognese di Repubblica, dice: “La sinistra che insegue i grillini perderà ancora voti”. Carlo Cottarelli, su La Stampa, misura le convergenze e le divergenze di Lega e 5 stelle e di 5 stelle e Pd (“Le affinità elettive dei grillini”). Lavinia Rivara su Repubblica dice cosa accomuna Lega e 5 stelle: “Pensioni, vitalizi e Del per l’asse grillo leghista”. Paolo Mieli, “Quel balzo sul carro dei 5 stelle” (Corriere della sera). L’allarme di Giuliano Ferrara: “Non credo a un esecutivo segnato dalla volontà dei vincitori” (Foglio). Federico Fubini teme che il populismo durerà (“I populisti e le inutili illusioni”, Corriere della sera). Anche Nadia Urbinati sostiene che la nuova visione (populista) della democrazia è destinata a durare (“La democrazia del pubblico”). Claudio Cerasa: “Il grillismo non ha bisogno di utili idioti” (Foglio). Claudio Tito: “Il piano Lega-M5S: governo per rifare la legge elettorale e tornare al voto” (Repubblica). Mauro Calise, sul Mattino, propone un’alleanza Pd-Fi contro Lega e 5 stelle, e nuove elezioni (“Un patto per fermare la crisi”). Gian Enrico Rusconi, “Le ricette nel cilindro dei populisti” (La Stampa).
17 Marzo 2018 at 11:54
Monaco ex deputato Pd che pontifica continuamente contro Renzi , perche’ non parla anche lui
ulivista della lista Insieme che ha preso 0, o liberi e uguale che ha preso 3, ???
18 Marzo 2018 at 13:48
Segnalo al mio amabile critico di avere messo puntualmente a verbale il mio dissenso – e il sito c3dem lo ha puntualmente documentato – sia da LeU, sia dal sostegno di Prodi alla lista “Insieme”(vedi http://rassegna.camera.it/PDF/2018/2018-02-01/2018020138171118.PDF). E mi è dispiaciuto, considerato il mio più che ventennale legame personale e politico con Romano.
Semmai, ho seguito con simpatia e dato un concreto sostegno al generoso ma vano tentativo di Pisapia di scongiurare la divisione del centrosinistra, la cui unità è sempre stata la mia bussola, da vecchio, impenitente ulivista. Un tentativo, quello dell’ex sindaco di Milano, sul quale ha avuto il sopravvento la logica divisiva rispettivamente e specularmente impressa da Renzi e D’Alema.
A fronte di una sconfitta al limite della disfatta e di un conseguente quadro allarmante per la democrazia italiana, si richiede un’opera critica e ricostruttiva di lunga lena. Non si deve indulgere alla ricerca del capro espiatorio. Ma neppure si possono ignorare le responsabilità prevalenti di un corso politico che ha sortito l’effetto di dividere il PD, il centrosinistra, il paese, persino su una grande riforma costituzionale espressione della sola maggioranza di governo. Una grande riforma “di parte” che avevamo giurato non avremmo fatto mai più, come è scolpito nella stessa Carta fondativa del PD. Un passaggio lacerante anche per il mondo cattolico democratico.
Non fa bello rivendicare di avere avuto ragione nell’avere avvertito per tempo dove avrebbero condotto l’idea velleitaria dell’autosufficienza del PD e una leadership personale divisiva. Ma, considerato l’epilogo, tantomeno si può sostenere che la responsabilità di esso non è degli attori politici che hanno guidato questa fase, ma piuttosto di chi aveva ammonito circa un visibilissimo deragliamento.