L’articolo è uscito sulla newsletter del Borgo di Parma
Una massima tramandata dai rabbini sostiene che dietro ogni fatto ci sono (almeno) tre verità. Ora, sia pure sostituendo quest’ultima parola con “lettura” (termine meno impegnativo e più “moderno”) può essere utile applicare tale principio alla ben nota vicenda che ha portato alle dimissioni di Federica Guidi da Ministro per lo sviluppo economico.
La prima e più diffusa lettura di questi fatti è quella, decisamente poco originale, che attribuisce la colpa di tutto ai soliti politici “maneggioni” e intrallazzati con i potenti di turno. Tesi, si diceva, assai popolare, ma che ad un esame più attento si rivela alquanto zoppicante. Infatti l’ex-ministro è tutt’altro che un politico “di professione” visto che proviene da una nota famiglia di imprenditori ed era stata chiamata a dirigere il Ministero dello sviluppo economico proprio per la sue qualità di “tecnico” .
Ecco allora farsi avanti una seconda lettura, un po’ più raffinata della precedente: e cioè che chiunque arrivi al potere è destinato inevitabilmente a compromettersi, a scendere a patti, a fare i conti con la realtà che è fatta, anche e soprattutto, di interessi, di soldi, di poteri più o meno “forti”.
Ma anche questa seconda interpretazione si rivela insufficiente, perché continua a contrapporre i “buoni” ai “cattivi”, ovvero i cittadini senza potere ( buoni, naturalmente) ai secondi, che ovviamente si presentano con gli abiti dei politici, siano essi di lunga data o semplicemente “in prestito”. E’ questa, come si sa, la narrazione preferita dai partiti e movimenti populisti a tutte le latitudini e quindi anche in Italia: quella che descrive il popolo, buono e onesto, ingannato e rovinato dalle elite – politiche economiche, finanziarie.
Ma per scendere un po’ più in profondità e capire meglio quello che sta succedendo (e il discorso, ovviamente, non vale solo per l’inchiesta sul petrolio della Basilicata) è allora utile completare la massima di cui si diceva all’inizio e proporre una terza, e più impopolare, lettura: che cioè il discrimine tra bene e male non divide i governati dai governanti, il popolo dalle elite ma passa trasversalmente all’interno di ciascuna categoria. Il che – tanto per andare sul concreto – significa che serve a poco lamentarsi dei comportamenti disinvolti dei politici in un paese come l’Italia in cui l’evasione fiscale raggiunge livelli enormi e in cui l’esercizio della raccomandazione non è certo prerogativa dei ministri. In altre nazioni (se proprio si vuole una controprova) la moralità della classe politica è più alta proprio perché rispecchia e corrisponde a quella dei comuni cittadini. Da questo punto di vista è (purtroppo) emblematica la lettura delle intercettazioni telefoniche dell’ (ex?) compagno della Guidi, che – proprio lui!- si lascia andare a battute da “da bar” sui politici, definiti buffoni e parassiti, tranne, ovviamente, quando vengono incontro alle sue richieste…. E di tipi così purtroppo, ce sono parecchi: è infatti assai numerosa la “famiglia” di quelli che, come lui, predicano bene e razzolano male. Non per caso si chiama Gemelli.
Riccardo Campanini
10 Aprile 2016 at 22:02
Completamente d’accordo. I” piaceri” sono ciò che la maggior parte dei cittadini si aspetta da chi esercita anche una minima responsabilità politica: difficilmente capiscono che non si é stati eletti per questo