di Salvatore Vento
Nel prologo viene riassunto il cuore del libro: la liberazione del desiderio e la crescita economica che ne seguono non reggono se non impariamo a prenderci cura delle condizioni per la loro rigenerazione (rapporto con l’ambiente, assetti geopolitici, contrasto delle disuguaglianze, gestione delle migrazioni, riequilibrio demografico). Il passaggio è prima di tutto culturale: ripensare e sottoporre a critica il principio di sovranità (l’idea di vita su cui si basa l’individualismo contemporaneo), che ormai la scienza ha messo in seria discussione (relazionalità della vita in ogni sua forma); avere la consapevolezza che la realtà reagisce al nostro modello di sviluppo e ci sollecita con forza a cambiare.
La metodologia utilizzata nella stesura del libro è chiaramente pedagogica, costruita attraverso continue frasi evidenziate e poste al centro di ogni paragrafo. Le citazioni di altri autori sono oltre cinquanta, che danno la possibilità al lettore di ulteriori approfondimenti. Quattro sono i capitoli che riassumo il pensiero di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, una coppia consolidata nella vita privata e nella riflessone sulle scienze sociali: più vita, vita è relazione, principio generativo, più vita nella “supersocietà”, nei sistemi vitali il conservarsi è possibile solo come continuo rigenerarsi.
La vita si esprime creativamente nel rispetto del legame originario di tutto con tutto. Deporre la pretesa di sovranità ci fa vivere meglio. Lo “stato nascente” di Max Weber significa che ci sono momenti di trasformazione dell’ordine sociale esistente. Ma poi esso cede il passo all’istituzione che è rigida e statica. Anche se non viene citato esplicitamente molti dei temi trattati sono presenti nelle encicliche sociali di Papa Francesco: il tutto è più della somma delle parti, tutto nel mondo è intimamente connesso, il clima come bene comune, la radice umana della crisi ecologica, giustizia tra le generazioni, generare processi, piuttosto che conquistare spazi di potere.
La domanda fondamentale di un’ecologia integrale è come accrescere la vita senza distruggere il pianeta. Il principio generativo tiene insieme l’unicità della vita nel quadro di un dinamismo intertemporale e intergenerazionale che permette un divenire plurale. Lo diceva molto tempo fa l’antropologa Margaret Mead: non avremo una società se distruggiamo l’ambiente. Oggi che dobbiamo affrontare la sfida dell’intelligenza artificiale, sarà l’intelligenza vivente – plurale, incarnata, affettiva – l’unico antidoto al completo assorbimento nel sistema tecnico. Bisogna valorizzare l’intelligenza della cura che consente di muoversi nella direzione di una vera sostenibilità capace di comprendere l’articolazione dell’ecosistema vivente basato sulla biodiversità. Il rapporto tra modernità e tradizione è un processo in cui la tradizione ricevuta viene interrogata, per poterla rigenerare, e rendere così possibile quella continuità nel cambiamento che è essenziale per la vita. Non c’è innovazione per il gusto di innovare, e quindi non c’è bisogno di cancellare il passato. In questa prospettiva il principio di autorità va rifondato come condizione dell’autorialità dentro il legame sociale, senza ledere il dinamismo desiderante del soggetto. C’è sempre qualcosa di autoritario nel bisogno di cancellare il vecchio (“cancel culture”); non a caso il primo gesto dei regimi autoritari è distruggere i monumenti, bruciare libri o riscrivere la storia per adeguarla alle proprie idee.
Dietro l’enfasi sul tema della libertà, la cultura contemporanea è in realtà molto scettica circa la possibilità di poter costruire relazioni tra soggetti liberi in grado di riconoscersi reciprocamente A scanso di equivoci, nell’epilogo gli autori affermano comunque che il “principio generativo” non è un modello. E’ un paradigma desumibile dalla realtà, che va declinato nella diversità delle sue forme possibili e nella indeterminatezza dei suoi esiti. E, nel contempo, sviluppa novità, non esclude l’errore né il fallimento, ammette sempre nuove biforcazioni. E qui ci aiutano le riflessioni di Romano Guardini sviluppate in “La coscienza”: “il mondo è sempre incompiuto. Esso ci viene incontro incessantemente sotto forma di situazione, affinché, con l’attività morale, lo portiamo a compimento, dandogli l’impronta del bene”.
Chiara Giaccardi, Mauro Magatti, Generare libertà. Accrescere la vita senza distruggere il mondo, il Mulino, 2024, pp.171