Giannino Piana, teologo morale, affronta in un libretto semplice ed efficace, una questione di grande attualità: l’umanesimo di un’era digitale.
Il volume inizia con una presentazione dei problemi che un progresso tecnologico, tanto rapido quanto pervasivo, produce sia nella società che nelle persone; ciò che interessa l’autore sono particolarmente gli effetti antropologici.
Il progresso tecnologico digitale riduce la privacy incamerando i dati personali, tende a limitare le capacità soggettive, induce a un presentismo senza passato né futuro, aumenta l’instabilità delle persone rendendo più difficile il formarsi dell’identità, favorisce la sostituzione del reale col virtuale.
Queste tecnologie poi ispirano ipotesi che si presentano equivoche e sono motivo di seria preoccupazione: il riferimento è al cosiddetto “transumanesimo”, che arriva a progettare delle nuove specie, che difficilmente potrebbero essere ancora considerate esseri umani.
Di fronte a questa avanzata inarrestabile della tecnica, che rischia di condizionare fortemente o persino di modificare la condizione dell’essere umano, si rende necessario un “risveglio antropologico” (V.Possenti).
Questa situazione ci obbliga a cambiare paradigma etico: non siamo più in grado di avere spiegazioni su tutto, occorre piuttosto accogliere la realtà, avendo presente che la condizione umana è fragile, precaria, limitata.
Ciò di cui abbiamo bisogno non è un’etica assoluta, ma un’etica del bene possibile (in alcuni casi anche del male minore).
Infatti, non è più sufficiente avere dei principi generali da applicare: i problemi sono così complessi e mutevoli che rendono difficile una loro visione sistematica.
Ciò che è richiesto è una capacità interpretativa personale, in grado di tenere insieme il mondo dei valori e delle norme con la specificità della situazione e dei suoi aspetti soggettivi.
Se i valori sono perenni, le norme invece sono attuazione dei valori in determinate condizioni storiche e dunque modificabili al mutare delle condizioni.
La virtù fondamentale da assumere in queste situazioni è la prudenza, virtù che si potrebbe definire sintetica, perché è volta a tenere insieme i molti aspetti in gioco per poter esprimere un orientamento.
E poi sono necessarie altre virtù, particolarmente la responsabilità, che significa sia rispondere a qualcuno sia rispondere di qualcosa. Qui rientra il discorso della soggettività – che nella modernità ha sostituito il primato dell’essere – e che, se non deve essere misconosciuta, deve però aprirsi all’alterità, alla possibilità relazionale.
Piana poi aggiunge due virtù decisamente cristiane: la conversione e la povertà, che garantiscono quell’apertura al trascendente, di cui ha bisogno l’etica per una società digitale, che di suo non offre alcun senso.
E’ un libro piacevole e molto istruttivo. Però dalle sue pagine finali e dal poscritto di Franco Garelli si evince un problema che condivido: la grande difficoltà della realizzazione della proposta.
D’altra parte, il problema esiste ed è serio e la soluzione indicata è giusta: non c’è altro da fare che mettersi al lavoro.
Sandro Antoniazzi
Giannino Piana. Umanesimo per l’era digitale. Interlinea, 2022