Sindacalista di formazione cattolica, nato nel canavese 84 anni fa, Giovanni Avonto è stato dirigente piemontese della Fim e della Cisl negli anni settanta e ottanta. Al ricordo personale che ne fa Salvatore Vento uniamo un suo scritto del 2008 che ripercorre gli anni della sua formazione e poi l’impegno sindacale
Venerdì sera 14 febbraio è morto Giovanni Avonto, già sindacalista della Cisl e amico di tante avventure culturali. Un ingegnere olivettiano che lasciò la prospettiva di una brillante carriera aziendale in Olivetti per scegliere il sindacato. Faceva parte di quel gruppo di sindacalisti della Fim Cisl che per me costituivano un preciso punto di riferimento. Era la generazione, come lui stesso ricordava, dei cristiano sociali, che leggeva Simone Weil e soprattutto Emmanuel Mounier. Era il periodo della “sinistra sindacale”, un modo di essere e di agire che voleva superare le divisioni del passato e guardava con entusiasmo al futuro. La convinta adesione agli ideali del personalismo comunitario trovava nella militanza sindacale degli anni ’70 l’ambiente più adatto per sperimentare nuove forme di vita e di relazioni umane. E in questo Giovanni fu un precursore, saggio e tranquillo. Anche dopo la pensione, Giovanni continuò a esercitare la sua missione di promotore culturale, sempre impegnato a trovare una sintesi unitaria tra diverse provenienze, come lo dimostrò non solo durante la Presidenza della Fondazione cislina Vera Nocentini, ma anche nella direzione dell’Ismel, “Istituto per la memoria e la cultura del lavoro, dell’impresa e dei diritti sociali”, che a Torino portò alla costituzione dell’importante “Polo del Novecento”.
Negli ultimi tempi, Giovanni, già ottantenne, continuava la sua instancabile opera di aggregatore di energie e di valorizzatore di opere altrui, come quando promosse la presentazione del mio libro sul dialogo con Karl Marx al Salone del libro di Torino coinvolgendo l’ancora più anziano Mons. Lugi Bettazzi.
L’ultima sua fatica intellettuale riguardava la storia, piuttosto sconosciuta, della CIL (Confederazione Italiana dei lavoratori) del primo dopoguerra e del suo fondatore G.B. Valente. Fu lui a mettere insieme un nutrito gruppo di studiosi e associazioni che riuscì a promuovere nell’ottobre 2018 un importante convegno nazionale di studi a Roma, poi proseguito l’anno successivo a Torino con un seminario sul “biennio rosso” (1919-1920) e il “sindacalismo bianco”. Dovevamo sentirci ancora per una commemorazione di G.B. Valente nella cittadina dove era nato, Cicagna (entroterra di Chiavari).
A sua moglie Paola e a tutti i suoi familiari va il nostro fraterno abbraccio. Che la sua memoria possa continuare a vivere in ciascuno di noi.
Salvatore Vento
19 Febbraio 2020 at 09:26
Mi permetto solo una correzione a quanto scritto in premessa all’articolo.
Giovannino non è nato nel canavese, ma a Villanova Monferrato. E al Monferrato era rimasto legato, così come era rimasto un caro amico nostro, dei cattolici democratici casalesi, dei progressisti monferrini. Nel ’65 era intervenuto sul settimanale locale Tuttocasale (allora all’avanguardia e che durò pochi anni) in difesa di don Gino Piccio (un sacerdote di , al servizio dei poveri e dei lavoratori, educatore, e sempre in prima fila nel soccorso alle zone terremotate) accusato di essere da Gianna Preda su un settimanale perché contestava l’esaltazione dei miti di Patria e nazione e l’ideale della guerra. Grande Giovannino! Ci mancherà la sua schiettezza, il suo coraggio, il suo sapere sempre tenere la barra a difesa dei deboli e delle riforme sociali.
14 Marzo 2020 at 23:38
grand’uomo Giovanni che ho conosciutomolti anni fa e con cui ho collaborato.
Grazie
Un ricordo e una preghiera
paolo elia
PS. Ho conosciuto anche il don Gino citato. Anche lui, grande