I centristi con cui dialogare

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Questo articolo è uscito su “l’Unità” del 21 novembre 2012. Ne riproduciamo il capoverso iniziale e diamo il link per la lettura integrale

Sono molti i rilievi critici che si possono muovere ai promotori dell’aggregazione centrista che ha fatto il suo esordio con l’assemblea titolata con enfasi «verso la terza repubblica». Mi limito ai titoli: un rapporto francamente un po’ strumentale con il premier Monti, nella scia del quale si fa conto di capitalizzare un consenso altrimenti esile; la autorappresentazione come nuove di personalità che nuove onestamente non sono avendo avuto postazioni di rilievo nell’establishment economico, sociale e culturale italiano e che dunque portano responsabilità attive o omissive nei vent’anni alle nostre spalle (la vituperata seconda Repubblica); la propensione un po’ qualunquistica a non distinguere tra i governi Berlusconi con il loro corredo di demagogia, illegalità e degrado morale, che ci ha fatto vergognare agli occhi del mondo, e i governi nei quali figuravano Prodi, Ciampi, Napolitano, Amato, Padoa Schioppa; la forzatura nel piegare verso una iniziativa politico-elettorale organizzazioni sociali di ispirazione cristiana che, per statuto e tradizione, sono sempre state gelose della loro autonomia e laboratorio di pluralismo politico interno (penso alle Acli e alla Cisl, che evidentemente scontano un deficit di democrazia interna); l’ambiguità o comunque l’indeterminatezza della piattaforma ideologico-politica dell’incipiente movimento. (vedi qui il testo integrale I centristi con cui dialogare)

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