La lettura del testo iniziale di Sandro Campanini, molto intenso e bello, mi ha stimolato alcune brevi riflessioni sulla vicenda che investe le nostre vite in questi giorni ossia quella dell’epidemia Codiv19 e di come questa abbia condizionato il nostro modo di vivere le relazioni.
Abbiamo probabilmente tutti l’esperienza di genitori di amici e amiche lasciati in Ospedale senza poter prestare loro assistenza, senza riuscire a celebrare per loro le esequie cristiane, senza essere in grado di accompagnarne le salme perché talora in quarantena. Forse questo è, per noi credenti, il volto più tragico di questa pandemia.
Al tempo stesso assistiamo ad un diffuso desiderio di vedere il volto e ascoltare le voci degli amici, prima contattati spesso principalmente tramite i social e wathsapp. Cerchiamo di ristabilire i legami talora offuscati attraverso appuntamenti in videochiamata o messaggi vocali. Alla perdita dei corpi di persone care si risponde con la ricerca affettuosa del sorriso, lo sguardo e il tono di voce di amiche e amici.
E’ come se attraversare questa vicenda ci avesse fatto ristabilire le priorità autentiche della nostra vita e adesso ci affrettassimo a recuperare il tempo perso. Ritrovare il corpo degli amici e delle amiche si aiuta a raffinare e arricchire il nostro sguardo sulla realtà e a ritrovare la direzione e il senso della nostra vita.