I primi cento giorni del governo e le esortazioni al Pd a mettergli fine

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Enrico Letta ha presentato un documento in cui ha spiegato ciò che il governo ha fatto nei primi cento giorni (credibiltà, istituzioni, lavoro, persona/famiglia/diritti, casa, impresa, innovazione/cultura, giustizia, ambiente ).  “Gli italiani – dice – capiscono che non c’è alternativa. Non a questo governo, ma alla necessità, per una volta, di mettere da parte le contrapposizioni e le viscere per avere stabilità e far sì che la politica torni ad essere quello che è per definizione: la cura della cosa pubblica”. Ma la discussione politica, incentrata sul dopo condanna a Berlusconi,  sembra prendere un’altra piega: “Perché bisogna dire di no” (Ezio Mauro, editoriale di Repubblica del 7 agosto); così anche Guido Crainz sulla Repubblica del 6 (“La devastazione delle regole”) e Asor Rosa sul Manifesto (“La manovra eversiva”). Anche Gian Enrico Rusconi su La Stampa del 5 è per andare subito alle elezioni (“Niente paura delle urne”). Diciotto parlamentari  del Pd, tra cui la Puppato e Bettini, firmano un appello che chiede la riforma elettorale e il ritorno alle urne. Claudia Mancina, però, su Europa, fa notare che “Berlusconi non è stato battuto per via politica” e questo rende molto debole il Pd. Anche Sergio Romano mette in guardia il Pd dal cercare le urne (“Farsi del male isolati da tutti”, Corsera 6/8) e Marco Onado sul Sole aveva rivolto un appello: “Non bruciate il rispetto ritrovato dall’Italia”.

 

 

 

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