di Salvatore Vento
La tendenza generale dell’astensionismo elettorale ha trovato nelle elezioni regionali della Liguria un’ulteriore e grave manifestazione, le cui ripercussioni sulla tenuta democratica della società non sono state ancora sufficientemente analizzate.
Su un totale di 1.341.693 elettori hanno votato soltanto 616.748 persone pari al 45,97%, quindi la maggioranza dei cittadini non esercita il proprio diritto e non considera un dovere andare a votare.
Come noto, il voto anticipato delle elezioni regionali della Liguria è dipeso dalla dimissioni del Presidente Giovanni Toti, accusato di corruzione e voto di scambio, per il quale ha patteggiato la conseguente pena.
Per un certo periodo gli organi d’informazione (stampa, tv, social) hanno quotidianamente diffuso i colloqui e gli incontri dei principali protagonisti (oltre a Toti, il Presidente dell’Autorità portuale Signorini e l’imprenditore portuale Spinelli). Tutti condannati (uno in carcere e gli altri due agli arresti domiciliari).
Nel giro di poco tempo, con la decisione di indire le elezioni anticipate, lo scandalo è cominciato a svanire e non è stato oggetto significativo del dibattito elettorale. Anzi Toti, durante la sua detenzione, ha scritto un libro (“Confesso, ho governato”, Piemme Edizioni), e l’ha presentato il 14 ottobre in pompa magna in diretta tv alla “Terrazza Colombo” (splendida vista sulla città) di “Primo Canale” (la tv privata regionale più diffusa) in dialogo con Alessandro Sallusti (direttore de “Il Giornale”). Un’operazione da esperto della comunicazione qual è sempre stato l’ex Presidente Toti.
Se, nella società della comunicazione permanente (con eventi che si succedono con tale rapidità da scomparire da un giorno all’altro per essere sostituiti da nuovi), la memoria tende a svanire rapidamente, il caso ligure costituisce, ai fini del nostro ragionamento, un caso evidente. Si tratta di verificare in quale misure le inchieste giudiziarie sui personaggi politici incidono sui comportamenti elettorali che portano al disinteresse per la politica.
Il candidato della destra Marco Bucci ha vinto e la sua lista personale diventa il secondo partito della coalizione. La destra genovese ha saputo utilizzare l’immagine vincente del civismo raffigurato da Bucci, come se non fosse, in maniera organica, dentro il sistema di potere instaurato da Toti.
Se analizziamo le quattro circoscrizioni elettorali vediamo che Andrea Orlando, candidato della coalizione di centro sinistra, ottiene la maggioranza assoluta a Genova città (dove si andrà a votare nel 2025 per eleggere il nuovo sindaco), e alla Spezia, mentre Bucci vince in provincia di Savona e stravince a Imperia, dove però è andato a votare soltanto il 38% degli elettori. Da un punto di vista numerico, per la vittoria di Bucci, è stato determinante l’apporto di questa minoranza imperiese. Un’altra contraddizione riguarda il “campo largo” che continua a perdere, mentre il Pd diventa il primo partito con oltre il 28% dei voti.