Romano Prodi si chiede (ma non avanza risposte) “Quale ruolo dell’Italia alla fine di una guerra” (Messaggero). Luigi Di Maio, sabato, in un’intervista dice: “Pronti a evacuare. Ma non lasceremo mai soli gli afghani” (Corriere della sera). Lorenzo Cremonesi, “Perché le truppe addestrate da Usa e Nato sono crollate così” (Corriere della sera). Maurizio Molinari, “Afghanistan, se rinasce il santuario della jihad” (Repubblica). Piero Fassino, “Kabul, le domande aperte per l’Occidente” (lettera a Repubblica). Franco Venturini, “L’ultima carta in mano a Biden e lo spettro di Saigon” (Corriere della sera). Federico Rampini, “Il fantasma di Saigon” (Repubblica). Gianpaolo Cadalanu, “Migliaia in marcia verso l’Europa” (Repubblica). Ugo Tramballi, “Per gli Usa quel che conta è andarsene” (Sole 24 ore). Jan Bremmer, “Ritiro Usa inevitabile. E ora lasciamo il cerino ai cinesi” (intervista a Repubblica). Generale David Richards (inglese), “Il ritiro Usa una decisione tragica. L’Occidente se ne pentirà” (intervista al Sole 24 ore). Generale Marco Bartolini, “Perché i talebani hanno vinto” (Formiche.net). Angelo Panebianco, “L’avanzata dei talebani e le mire della Cina” (Corriere). GINO STRADA: Francesca Sforza, “Grazie Gino” (La Stampa). Massimo Giannini, “Il gigante buono che faceva paura facendo del bene” (La Stampa). Nando Dalla Chiesa, “Gino, quel moto perpetuo da generoso utopista” (Il Fatto). Nello Scavo, “Morto Gino Strada. Fu sempre dalla parte delle vittime delle guerre” (Avvenire). Enrico Deaglio, “Nella sinistra italiana nessuno ha mai capito Gino Strada” (Domani). INOLTRE: Franco Manacorda, “Il difficile autunno di Draghi” (Repubblica). Tiziano Treu, “Rendere graduale l’obbligo del vaccino nei luoghi di lavoro. L’errore dei sindacati” (intervista a Repubblica). Giancarlo Giorgetti intervistato da Federico Fubini: “Ma la svolta ambientale non ri9cada sui più fragili” (Corriere). Michele Marchi, “Il dopo Merkel è un salto nel buio. Nessun papabile ha il suo carisma” (Il Quotidiano). Alessandro Penati, “Meglio il dirigismo. Perché la Cina chiude la sua parentesi capitalista” (Domani).