Luca Kocci sul Manifesto mette in rilievo la diffidenza che la chiesa ha avuto fin dall’inizio verso Marino, cattolico giudicato poco ossequiente (“La croce sul Campidoglio”). Alcuni osservatori non discutono le coraggiose scelte amministrative di Marino ma ne contestano la impoliticità, cioè l’incapacità di dialogo e di mediazione: Giovanni Orsina, “Perché servono meno marziani e più politica” (La Stampa); Antonio Polito, “Ora torni la buona politica nelle città” (Corriere della Sera). Alessandro Campi, sul Mattino, vede nella vicenda Marino il segnale che è ora di tornare a puntare sulla professionalità politica: “Il collasso della politica e il mito degli onesti-incapaci”. Che le scelte politico-amministrative di Marino state positive lo dicono sia alcuni tra i suoi assessori (Marco Rossi Doria, “Ma adesso Roma non può fermarsi”, La Stampa; Marta Leonori, “Il mio giudizio su Marino”, Corriere della Sera) e anche altri osservatori: Luigi Cancrini, “Al di là delle dimissioni, i meriti di Marino”, Unità; Bruno Tinti, “Un uomo onesto, che ha agito come uno stolto”, Il Fatto; e anche uomini di cultura: Claudio Magris, “Cosa penso dell’uscita di scena di Marino”. LEGGI ANCORA … Maurizio Maggiani, “Con il martirio di Marino muore la mia speranza di progressista”. Altri evidenziano la prepotenza di Renzi nel caso-Marino: G. Bianconi, “L’ultimatum del premier”; Alberto Asor Rosa, “Renzi e Verdini preparano una svolta autoritaria”; Marco Travaglio, “Il Reticente del Consiglio”. Altri guardano oltre: Stefano Folli, “Il vuoto dei sindaci nel partito di Renzi”; Fabrizio Barca: “Dimissioni di Marino sacrosante, ma ora non si interrompa il rinnovamento del Pd romano”. Poi ci sono i fan di Marino: Sebastiano Messina, “L’esercito di Ignazio”; Fabio Martini, “La popolarità di Marino sta a sorpresa risalendo”.