Il 24 aprile a Villa Migone (quartiere San Fruttuoso di Genova) si è svolta la commemorazione dell’atto di resa delle truppe tedesche avvenuta il 25 aprile del 1945. Un evento carico di una molteplicità di simboli positivi per la rinascita dell’Italia. Nella storia della Resistenza è stato l’unico caso nel quale gli occupanti nazisti hanno firmato l’atto di resa nelle mani dei partigiani (rappresentati dall’operaio Remo Scarpini). In quel contesto, la Chiesa genovese svolse un ruolo di mediazione attivo grazie all’intervento del card. Boetto che dopo i bombardamenti, come ha ricordato Giangiacomo Migone, si rifugiò in questa villa. Alla cerimonia hanno partecipato: il sindaco Marco Doria, il presidente dell’Anpi, Massimo Bisca, la rappresentante del Goethe Institut Renata Canu, il Presidente del parlamento europeo, il tedesco Martin Schulz.
Durante l’incontro ha prevalso il ragionamento meditato e non la solita retorica. Bisca si è soffermato su una pagina poco nota: la presenza a Genova di uomini tedeschi che si sono schierati con la Resistenza; lo stesso generale Meinhold firmando la resa ha risparmiato ulteriore spargimento di sangue, mentre i soldati tedeschi catturati sono stati considerati prigionieri di guerra e nessuno di loro ha subito violenze. Il sindaco Doria ha ricordato la figura di un grande leader politico: Willy Brandt (nome di battaglia assunto durante l’esilio in Norvegia) che, il 7 dicembre 1970, ad appena un anno dalla sua elezione a Cancelliere della Repubblica federale tedesca, si recò a Varsavia e si inginocchiò davanti al monumento eretto per ricordare le vittime del ghetto ebraico. Proprio lui che aveva combattuto il nazismo assunse su di sé le gravi responsabilità del suo paese. Un’etica della responsabilità, ha proseguito il sindaco, che dovremo praticare anche noi nei confronti delle violenze commesse dal regime fascista italiano contro le popolazioni delle colonie occupate con la forza delle armi.
Schulz ha risposto ricordando che è stato l’esempio di Brandt a spingerlo, da giovane, ad aderire alla socialdemocrazia. Dalla memoria dei tanti episodi della Resistenza, di cui l’atto di Villa Migone costituisce un significativo evento di portata internazionale, dobbiamo cogliere, ha sottolineato Schulz, l’ideale dell’unità europea; essa venne avviata da quegli uomini che subito dopo la guerra, in sei paesi (Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo), misero da parte le colpe del recente passato e gettarono le basi costituenti di una nuova Europa: il 18 aprile 1951 nacque infatti la Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio).