In tempi di forti contrapposizioni, una riflessione che assume il valore di prospettiva. Pubblichiamo la parte finale di un saggio di Lino Prenna (presidente di Agire Politicamente) dal titolo “Etica della responsabilità e cultura della mediazione la politica come progetto” che uscirà sull’ultimo numero 2014 della rivista di Scienze dell’Educazione dell’Auxilium
Sulla mediazione, assunta come “luogo teologico”, il cattolicesimo democratico, uno dei versanti del movimento politico dei cattolici in Europa, fonda la sua cultura politica. Ancora Lazzati, dopo aver notato che vi sono motivi anche teologici che la legittimano, ricordava che “l’identità cristiana proprio perché derivante da Cristo, il mediatore per eccellenza, consiste nell’essere mediazione” e precisava: “non certo nel senso di «menomazione», di «dimidiazione» dell’umano e del divino che danno il senso vero del suo dover essere, ma nel senso di concepire quella identità non astrattamente, bensì situandola nella storia”
Mediare il divino nell’umano, l’assoluto nel relativo, la fede nella politica è il compito che svolge il cattolicesimo democratico. Il criterio di conduzione di questa operazione è la distinzione dei due ambiti. Lazzati, seguendo la lezione del Concilio, proponeva come principio di una retta mediazione da parte del fedele laico il suo vocazionale impegno a “cercare il regno di Dio trattando le realtà temporali e orinandole secondo Dio” (Lumen Gentium, n. 31). E precisava che, in forza di tale principio, è possibile rispettare il senso tipico della laicità, “secondo la prospettiva cristiana dell’unità dei distinti”, poiché si chiarisce nella coscienza del fedele laico che la vita di fede va vissuta nelle realtà temporali, anche politiche, rispettandone l’autonomia, senza cadere nel duplice errore, del laicismo, che separa le due realtà, o dell’integrismo, che le identifica e confonde.
L’etica della mediazione costituisce, insieme, metodo e merito dell’agire politico dei cattolici democratici. Dal punto di vista storico, ha portato alla piena accettazione della democrazia, intesa come modello sociale e sistema politico, consentendo alla Chiesa cattolica di riconciliarsi con la modernità e, appunto, con la democrazia, che della modernità è la forma politica.
Oggi, il rapporto tra cattolicesimo e democrazia esige una responsabile partecipazione dei credenti alla vita pubblica, rivendicando l’autonomia della coscienza nelle scelte politiche, nelle opzioni partitiche, nell’elaborazione delle leggi. La caduta di qualità della democrazia chiede ai cattolici di contribuire a rigenerarla, facendo della “questione democratica”, la nuova “questione cattolica”.
In questa direzione si muove, in Italia, l’associazione Agire politicamente, nata come coordinamento di cattolici democratici, con l’impegno a ripensare la tradizione del cattolicesimo democratico e a “educare la democrazia”.
La mediazione è un processo di storicizzazione dei principi etici; per i cristiani, una storicizzazione della fede. L’esito di tale processo è la relativizzazione dei modelli di incarnazione delle verità permanenti nella contingenza dei tempi e dei luoghi di declinazione. Tanto questi modelli culturali e politici sono provvisori, quanto definitivi i valori che traducono.
Una suggestiva interpretazione della responsabilità politica nella gestione del tempo e dello spazio ci è stata offerta da papa Francesco. Nella esortazione apostolica Evangelii gaudium, il papa indica, tra i quattro principi che ritiene orientativi della costruzione sociale, questo: “Il tempo è superiore allo spazio”.
Sappiamo tutti che il tempo e lo spazio sono le categorie formali, compositive e interpretative della storia, giacché l’uomo, ogni essere umano vive in un determinato tempo, occupando un certo spazio. Ma la sua storia, la sua vicenda individuale, dipende dalla relazione proporzionale che riesce a stabilire tra l’impiego del tempo e la frequentazione dello spazio.
Il papa stabilisce una tensione bipolare tra il tempo, inteso come prolungamento di opportunità, possibilità di pienezza, e lo spazio, considerato come limitazione e circoscritta occasionalità. Pertanto, il tempo è la dimensione strutturale, mentre lo spazio è il tratto congiunturale. Così, lo spazio ci vincola al presente, mentre il tempo veicola l’utopia e ci apre al futuro, nella distanza, come orizzonte di ulteriorità.
Assumere quale principio regolativo dell’agire politico la superiorità del tempo rispetto allo spazio consente di progettare, di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati e la ricerca di facili consensi. “Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica – osserva il papa – consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi”: “Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi” (n. 223). “A volte mi domando – incalza Francesco – chi sono quelli che nel mondo attuale si preoccupano realmente di dare vita a processi che costruiscono un popolo, più che ottenere risultati immediati che producono una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non costruiscono la pienezza umana” (n. 224).
Ce lo chiediamo anche noi, ansiosi di reperirli tra quelli che condividono le nostre idealità o, comunque, tra quelli meno lontani dalla nostra ispirazione.
Lino Prenna