IL CAVALIERE. IL MES. LA CALABRIA. LA SANITA’. E ALTRO

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Marcello Sorgi, “Il Cavaliere e un successo che manca da tempo” (La Stampa). Stefano Folli, “La scena cambia, nulla come prima” (Repubblica). Gianni Trovati, “Doppia guerra sul Mes” (Sole 24 ore). Goffredo Buccino, “La disfatta in Calabria” (Corriere della sera). Massimo Tigani Sava, “Calabria: partiti e politica al bivio” (Il Quotidiano). Simona Ravizza, “Sanità, perché è in crisi il modello lombardo” (Corriere). Francesco Majorino, “Sanità lombarda, la ricostruzione di un bene pubblico” (Manifesto). Emilia Patta, “I due Matteo uniti per il mantenimento del Rosatellum” (Sole 24 ore). Paolo Cirino Pomicino, “Bassolino e il vuoto della sinistra” (Mattino). Luigi Di Maio, “Dieci punti per ricostruire l’Italia disarmando il conflitto politico” (Foglio). Ilario Lombardo, “I 5s nei Socialisti europei, Di Maio vede D’Alema” (La Stampa). Roberto Speranza, “Da questa crisi l’occasione per non essere subalterni alla destra” (Repubblica). Giuseppe Fioroni, “Chi rincorre la sinistra perde. La lezione di Biden” (Foglio). Nadia Urbinati, “L’altra grande emergenza è la ‘questione regionale’” (Domani). Maurizio Molinari, “La nuova Europa non ci può aspettare” (Repubblica). IDEE: Paolo Segatti, “La democrazia come teatro” (il Regno). Franco Monaco, “Dal dramma un nuovo inizio?” (recensione a un libro di Magatti e Guicciardi – Settimana news).

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  1. PANDEMIA COVID19 E SERVIZIO SANITARIO

    Se non è di tutti, è comunque mia la convinzione che il nostro Paese da questa pandemia prima o poi uscirà, e sarà molto diverso, mi auguro migliore, da quello che conosciamo oggi.

    Spero che sarà diverso e migliore perché le istituzioni, le forze politiche e sociali e tutti i cittadini, avranno saputo governare il cambiamento e risolvere i molti problemi sanitari, economici e sociali che vengono evidenziati dalla pandemia e, dunque, non vorrei che fosse diverso perché altre logiche e altre forze, a causa della debolezza della politica, si sono imposte sui problemi e hanno generato cambiamenti non per il bene del Paese e di tutte le persone, ma per i loro interessi.
    Nell’impossibilità di trattare tutti i problemi generati dalla pandemia Covid 19, mi soffermo su quello del Servizio Sanitario, non per asserire che gli oltre 50.000 morti sono anche la conseguenza dei suoi limiti e delle sue carenze sia nazionali che regionali, ma per affermare che il nostro Paese, il 7° in graduatoria dei Paesi più sviluppati al mondo, merita un sistema di servizi di tutela della salute realizzato e organizzato sulla base dei valori e dei principi che la Costituzione afferma.

    UNA PREMESSA E ALCUNE VALUTAZIONI.

    La premessa:

    Essendo stato tra coloro che hanno avviato, condotto e concluso con un’intesa sottoscritta da CGIL, CISL e UIL regionali e la Giunta Regionale di Formigoni la lunga fase di confronto (14 mesi) che ha costituito la premessa alla L.R. n° 31 del 1997, non posso certo essere considerato un antagonista pregiudiziale del Servizio Sanitario Regionale, ma sicuramente un avversario, e non da oggi, della prassi che ha consentito fosse “attuata” una legge diversa se non, per molti aspetti, contradditoria rispetto al modello “annunciato” dalla legge stessa, prassi inaugurata già dalla prima fase di attuazione della citata legge regionale e proseguita negli anni dal 1997 fino ad oggi.
    In proposito basti ritornare alla L. R. n° 31 e compararla con le caratteristiche attuali del sistema.

    Ciò premesso le valutazioni sono le seguenti:

    1) se, come in molti sostengono, da questa pandemia il Paese nel suo insieme uscirà con una immagine e una prospettiva diverse da quelle che aveva quando è entrato nella pandemia, il problema che ci si pone è chi e sulla base di quali principi e valori governerà il necessario cambiamento, se cioè saranno le Istituzioni (Governo, Parlamento, Regioni, Comuni), le forze politiche e sociali, oppure altre logiche e altre forze che, grazie anche alla debolezza della politica, si imporranno sui problemi e genereranno cambiamenti che non risponderanno al principio del bene comune e del Paese.

    2) È ovvio che se si conviene sulla necessità di superare i limiti e le carenze gestionali, strutturali e funzionali del sistema dei servizi sociosanitari occorre avviare un grande fase di riflessione che, partendo dall’Art. 117 della Costituzione, salvaguardando l’autonomia delle regioni e riconoscendo il ruolo dei Comuni nella gestione del sistema, riconduca ad una immagine unitaria e coordinata l’insieme del sistema. Questa fase di riflessione ancora non c’è mentre resta la sua urgenza.

    3) In questo spazio di riflessione particolare attenzione deve essere posta anzitutto all’esigenza che il sistema che si vuole ridefinire, o riformare che dir sì voglia, risponda alla classica triade di “prevenzione, cura e riabilitazione” definendo, per quanto riguarda “prevenzione e riabilitazione”, sia cosa si intende con tali definizioni, sia quali sono le strutture deputate a queste attività e in che rapporto stanno con quelle di cura. Rispetto a queste ultime, ed è la seconda esigenza, appare indispensabile superare l’attuale visione “ospedalocentrica” per valorizzare il territorio come spazio e ambito nel quale si organizzano i servizi che precedono il ricovero ospedaliero e quelli che dopo il ricovero ospedaliero accompagnano al ritorno della normalità della vita, e di come tutto questo interagisce e si integra con la rete dei servizi socio assistenziali dedicati agli anziani, agli handicappati, ai minori, ecc., cioè alla non-autosufficienza totale o parziale. In questa dimensione progettuale va anche rivisto il ruolo dei Medici di Medicina Generale essendo ampiamente superata la realtà dello Studio personale del Medico in luogo di quello in associazione che meglio risponde al modello sperimentato degli “Ospedali di Comunità”, di cui all’intesa Stato- Regioni dello scorso 20 febbraio 2020, o della “Casa per la salute”, come servizi che “si prendono cura dei cittadini” e mettono in relazione il territorio, i Medici di Medicina Generale e le strutture di cura.

    4) Infine, ma solo per l’economia di questa nota, non si può non chiederci che cosa sia necessario fare per porre fine alla scandalosa, e non teorica ma concreta, diffusa e sperimentata, esplosione delle prestazioni sanitarie specialistiche rese da medici, che molto spesso sono specialisti ospedalieri, in ambulatori privati senza rilasciare ricevute o fatture che possano essere utilizzate dall’interessato per la deduzione delle spese sanitarie in occasione della dichiarazione dei redditi annuale.
    Solo a titolo esemplificativo, ma ognuno può, sulla base della sua esperienza convenire con queste prestazioni e costi: visita cardiologica e cardiogramma: 100 euro; visita ortopedica, 120 euro; visita oculistica, 130 euro; tampone Covid 19 a domicilio, 110 euro. E non si dica che questo avviene altrove ma non nel proprio Comune perchè non è assolutamente vero, in misura maggiore o minore tutti i Comuni sono coinvolti.

    5) Massimo Molteni è un mio amico medico e richiama, giustamente, il giuramento di Ippocrate che i medici pronunciano e al quale si riferiscono nell’esercizio della loro professione, ma che dire di medici, dipendenti e non del servizio sanitario, che rendono prestazioni rigorosamente in nero, e quindi praticano in modo sistematico l’evasione fiscale (fino anche a 10.000 euro al mese) giocando e approfittando della debolezza della persona che esprime una domanda di salute?

    6) Fatto salvo che ciò accade per la carenza di servizi sul territorio e per le lunghe di attesa per accedere a quelli ospedalieri, va anche bene l’invito a richiedere sempre la ricevuta per queste prestazioni e a denunciare se non alla Magistratura almeno pubblicamente chi pratica queste modalità, ma come è possibile che le istituzioni locali, ma anche le forze politiche e sociali, pur conoscendo queste realtà non le contrastino ma le tollerino? Che cosa significa il principio affermato nel D.Lgs 267/2000 “Il comune è l’ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo” se poi si lascia il cittadino da solo in queste situazioni di sfruttamento e ingiustizia, patita e subita per debolezza e necessità?

    7) Stante che le idee per realizzarsi hanno necessità di camminare con le gambe di uomini, vale la pena di riportare, adattandola, la famosa frase di J. F. Kennedy rivolta a tutti, singoli cittadini, politici, amministratori pubblici locali, regionali e nazionali, perché ci sono compiti, funzioni e comportamenti che richiamano la responsabilità di tutti e di ognuno:

    “Non chiederti che cosa il Servizio Sanitario può fare te, ma chiediti cosa tu puoi fare perché il servizio sanitario ti garantisca il diritto alla salute di cui parla la Costituzione (Art. 32, primo comma)”.

    E ciò che tutti possono fare è credere che un mondo migliore sia possibile, che un mondo migliore non è un dono di qualcuno ma una conquista, che la conquista è possibile se si combattono le disuguaglianze e si rivendica giustizia, libertà, responsabilità e solidarietà a tutti e per tutti.

    R. Vialba
    26 novembre 2020

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