Nel vivace mondo dei periodici d’ispirazione religiosa e culturale vi sono singolari e ammirevoli esempi di giornali modesti e poco presuntuosi nella forma e nel linguaggio, ma assai ricchi di contenuto e autentici, semplici e sinceri anche nello stile. Fra essi c’è sicuramente Il foglio, “mensile di alcuni cristiani torinesi”, fondato e tuttora animato da Enrico Peyretti, mentre Antonello Ronca ne è l’attuale direttore. Tra i temi affrontati sul numero 421 (aprile 2015): le prospettive per il prossimo Sinodo sulla famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo; un commento al gesto di suicidio-strage del pilota della Germanwings; una misurata critica alla tendenza un po’ “autoritaria” del presidente del Consiglio; l’invito a una maggior conoscenza tra cristiani e islamici, e un’ampia riflessione, in forma di diario, sulla realtà quotidiana che si vive nelle scuole; e la gratitudine per la decisione del Papa di indire un “Anno Santo della misericordia”.
IAmnesty di aprile è tutto dedicato a illustrare il rapporto 2014-2015 di Amnesty International, che denuncia come milioni di persone siano rimaste imprigionate nella violenza; e l’autore, Antonio Marchesi, esprime la speranza che “si sia toccato il punto più basso della parabola e di poter adesso risalire un po’ la china”. Ciò sarà possibile, spiega, se l’opinione pubblica avrà il coraggio e la forza di far sentire la propria voce. Molti non lo sanno o non lo credono, ma l’opinione pubblica può fare molto per limitare le violenze e le prevaricazioni; e per avere un’opinione pubblica forte serve molta informazione e molto coraggio.
La preziosa attività dei Centri Astalli (cominciati a Roma e ora diffusi in varie città italiane), promossa dai gesuiti e animata da numerosi volontari laici al servizio di immigrati e rifugiati, è documentata non solo dal bollettino mensile Servir (si può chiederlo alla redazione, in via degli Astalli 14, Roma), ma anche dalla rivista trimestrale e dal rapporto annuale che raccoglie in un piccolo volume cifre,indirizzi, notizie, riflessioni ed impegni per aiutare i fratelli bisognosi e dimostrare che il Vangelo è presente ed operante anche oggi.
S’intitola “Il tempo e noi” il fascicolo di maggio della rivista Oreundici. E l’immagine serena e operosa di Arturo Paoli in copertina illustra il tema e lo spirito di tutto il movimento che si riconosce in “Oreundici” per vivere una “crescita umana e spirituale nel quotidiano”. Nella riflessione di apertura don Mario Di Maio, sacerdote e psicanalista, ricorda che nello scorrere del tempo (kronos) noi incontriamo talvolta degli accadimenti, delle opportunità, quel momento decisivo che i greci chiamavano kairòs. Ed è proprio il kairos a dare senso e valore alla nostra vita, a deciderla verso una direzione o un’altra. Sono i momenti magici dell’incontro e della consapevolezza, della creatività e della scelta. Tutto il fascicolo della rivista aiuta con varie riflessioni, a riscoprire il senso e il valore del tempo e a coglierne la sfida. Una riscoperta che aiuta i cristiani singoli, le comunità a cominciare dalla famiglia, e tutta la Chiesa a leggere la parola di Dio e la sfida alla nostra coscienza e capacità di “decisione” che è racchiusa nelle vicende del “tempo”.
È molto bello vedere come la vita di fede e di testimonianza offerta da tanti credenti, e soprattutto da sacerdoti impegnati nella testimonianza e nell’educazione dei giovani, continua anche dopo la fine della loro vita terrena. Appunti di teologia, ad esempio, è una singolare rivista-notiziario che ripropone la vita, gli studi, la testimonianza e l’amicizia di don Germano Pattaro, teologo ed educatore di più generazioni di laici cattolici veneziano (ma non solo…). Sul n 1/2015 il periodico ripropone (anche col sito www.centropattaro.it) l’insegnamento di don Germano, la sua forte teologia e capacità di dialogo, anche ecumenico. Nel medesimo spirito di fedeltà al Vangelo e di rinnovamento ispirato al concilio Vaticano II il lettore scoprirà la straordinaria chiarezza e lucidità del saggio di Marco Cè, già Patriarca di Venezia, vicino allo spirito di don Germano, e intitolato “Per comprendere il Concilio Vaticano II”. Comprenderne l’attualità, la bellezza, la capacità profetica di speranza teologica e di apertura ai valori umani più autentici.
(a.bert.)