Ho condiviso a suo tempo la serena, positiva notazione di attesa di Franco Monaco sul personaggio piombato all’improvviso nella politica italiana. Mi è anche sembrato positivo – aldilà della formazione giovanile fra scout, La Pira, Pistelli – che fossimo finalmente al dopo di un partito indentificato troppo con la somma dei suoi fondatori politici principali (e delle loro vane beghe) anziché con la novità della situazione generale del mondo e dell’Italia. Ora però è necessario trovare il coraggio di un giudizio pacato pur se non definitivo, perché nessuno può utilmente vivere solo di mandati in bianco o di scontri pur legittimi.
Dirò, a scanso di equivoci, e per non essere troppo lunga con gli elogi, solo ciò che finora non mi è piaciuto. Sono tre cose.
Sono sempre stata contraria all’unificazione degli incarichi di Presidente del Consiglio e segretario del partito; ma in una realtà in cui il problema principale è superare la partitocrazia questo è un dato ulteriormente negativo. Renzi poteva delegare un vicario facente funzioni con la pienezza dell’esercizio del ruolo di segretario, evitandoci l’incertezza di valutare, nello stendere e difendere patti, nel vincolare i parlamentari, nel cercare mediazioni, cosa facesse come segretario e cosa come presidente del consiglio. Ancora più grave però è stato il fatto di aver trascurato, in questa doppia funzione, il problema dell’attuazione legislativa dell’articolo 49 della Costituzione, e quello del finanziamento dei partiti: un dramma interno oggi del PD, che rischia comportamenti negativi dai dirigenti più disinvolti ed è segnato gravemente dalla crisi di due giornali, Unità e Europa, strumenti irrinunciabili di un partito vero, non d’opinione. E’ urgente una legge sul modello del 5 per mille, che contempli eventualmente il diritto dei firmatari all’abbonamento ad uno dei giornali.
Da questo primo errore ne nasce un secondo: l’eccesso di interventismo del Presidente e segretario sui lavori parlamentari e tanto più sul terreno costituzionale. Sul tema più caldo, elezioni diretta o no dei senatori, considero entrambe le opzioni legittime anche se sconsigliabile in questa fase un’elezione indiretta per la cattiva immagine che il paese ha del corpo elettorale che dovrebbe farsene carico. Ma è comunque un terreno in cui il ruolo autonomo del Parlamento va rispettato, aldilà e oltre gli accordi fra partiti e segretari di essi.
Il terzo errore non è ancora compiuto, ma ce ne sono premesse non esaltanti. Renzi ha scelto per la presenza italiana nella Commissione europea la politica estera, potendo avere in teoria invece quella economica, in una fase chiave della nostra ripresa. E’ una scelta che mi piace perché da decenni sono convinta che il limite storico della costruzione europea, oltre quello istituzionale, è l’assenza di una politica estera. Dopo la grande fase della cooperazione allo sviluppo e delle assemblee A, B, C., dopo la caduta del muro di Berlino, dopo i vani tentativi di Andreatta sulla riforma del Consiglio di sicurezza, l’Unione non ha alcuna idea di cosa fare dell’ONU e perchè. Bene dunque la scelta di questo mandato.
Ma questa è una partita che o si gioca in modo alto e autorevole o è destinata a significare poco. Non ho nulla contro la Mogherini (ci mancherebbe altro, con la mia antica battaglia per le donne), sono sicura che abbia una preparazione teorica sufficiente; ma l’autorevolezza si conquista, e a fatica, col tempo, con le conoscenze e familiarità diffuse, con le relazioni personali sviluppate, perfino con il riconoscimento degli errori. E questa scelta presenta per l’immagine di Renzi un ulteriore pericolo, fosse anche immeritato: un eccesso di animosità nei confronti di Letta, un eccesso di privilegi per i propri amici.
Paola Gaiotti de Biase
30 Luglio 2014 at 19:15
Mi spiace, non sono d’accordo con le tesi esposte nell’articolo; in una situazione così confusa e di transizione almeno partito principale e governo devono procedere d’intesa. Inoltre credo che il Presidente del consiglio che spende la sua faccia nella riuscita di riforme ferme da trent’anni per l’ostruzionismo continuo e per la complessità delle procedure di riforma costituzionale debba far giocare con forza e coerenza le sue posizioni. Non ha senso continuare ad essere l’unico Paese in Europa con due camere fotocopia. Deve dunque fare politica con forza e coerenza per sbloccare questa ignobile congiuntura.
Dunque avanti Renzi, anche se non sei così simpatico!
1 Agosto 2014 at 07:37
Sono d’accordo con le valutazioni di Paola Gaiotti. Se fosse possibile, consigliere il Premier e segretario del PD di prenderne buona nota, di tenerne conto e di agire in conseguenza. L’ho votato alle primarie del PD non per simpatia, avendo dubbi sulle sue capacità “politiche”, ma sperando nel cambiamento di prassi politica che la sua giovane età poteva farci sperare. Ma anche essendo convinta per esperienza – sono una vecchia – che molte “abitudini” anche politiche sono difficili da contrastare e continuano a trovare alleanze nel tempo. Non mi è piaciuta la liquidazione di Letta, anche se l’animosità dimostrata da quest’ultimo, pur umanamente ocmprensibile, non mi è pure piaciuta.