L’editoriale de Il Gallo (novembre 2015) è dedicato a una riflessione sintetica sull’azione e l’insegnamento di papa Francesco. In particolare sul suo impegno contro le forme di violenza e alle scelte egoistiche che la rendono quasi onnipresente (non solo sui campi di battaglia ma nei rapporti tra gli Stati, tra le persone, nelle scelte economiche e persino “educative”). Si pensi alla critica del Papa all’esportazione di armi (specie verso paesi aggressivi o intolleranti), alla condanna della pena capitale, al maltrattamento di stranieri, profughi e migranti: Il papa tiene insieme la fedeltà alla dottrina sociale della Chiesa e la scelta di dare voce agli ultimi, ai diseredati, alle periferie esistenziali del mondo. Ma Francesco ha condannato anche il fondamentalismo religioso, le prepotenze dell’economia e della finanza. L’editoriale sottolinea proprio la grande novità dell’insegnamento di Francesco, “la dottrina non è di fatto modificata, ma viene proposta con un atteggiamento inedito: il papa non si propone come principe o sovrano, ma con l’umiltà di chi, con coerenza intellettuale e mitezza caratteriale, tiene insieme la fedeltà alla dottrina sociale della Chiesa e la scelta di dare voce agli ultimi, ai diseredati, alle periferie esistenziali del mondo”.
Con stile diverso, ma sostanziale convergenza, La Civiltà Cattolica , nell’editoriale del fascicolo 3969 (14 novembre) sottolinea la novità dello stile di papa Francesco sulla scena mondiale: “il suo modo di essere presente nello spazio pubblico, la semplicità dei suoi gesti e l’efficacia del suo linguaggio sembrano rispondere a un autentico bisogno di direzione e di guida morale comune sia alle nazioni ricche sia a quelle povere”. Questo perché, commenta Bill Emmott, “la forza, così come il puro potere politico, sono ormai screditati, vuoi dalla guerra vuoi dalla crisi finanziaria. La pubblica opinione si è fatta più cinica nel giudicare gli uomini politici…”
Accogliendo l’invito di papa Francesco a rinnovare il proprio entusiasmo apostolico e il servizio creativo, l’Azione Cattolica risponde con un rilancio di attività e di aperture. L’editoriale del mensile associativo Segno nel mondo di ottobre riprende e sviluppa le parole del Papa: “Si tratta di assumere il dinamismo missionario per arrivare a tutti, privilegiando chi si sente lontano e le fasce più deboli e dimenticate della popolazione. Si tratta di aprire le porte e lasciare che Gesù possa andare fuori. Tante volte abbiamo chiuso Gesù nelle nostre parrocchie con noi, e noi non usciamo fuori e non lasciamo uscire fuori Lui! Aprire le porte perchè Lui vada, almeno Lui! Si tratta di una Chiesa in uscita: sempre in uscita!”.
Sempre in riferimento al forte e innovativo magistero di papa Francesco, il giornalista Maurizio Bolognetti, segretario lucano dei Radicali sostiene su Adista – Segni nuovi n 36 che l’enciclica Laudato sii “si è fermata ad Eboli” perché, a suo avviso, il modello di sviluppo che domina in regione è troppo simile a quello che in tante regioni del mondo avvelena l’ambiente, distrugge interi ecosistemi e lascia le persone nella miseria. Sullo stesso fascicolo di Adista Benedetta Zorzi, religiosa e teologa, prende spunto da alcune frasi del Papa sull’immagine della donna in teologia e pastorale per auspicare un forte rinnovamento del pensiero e della prassi della Chiesa sulla realtà e il ruolo delle donne. Sempre sul fascicolo 36-notizie, Adista si trovano anche numerose informazioni e documentazione sul sinodo svoltosi a Roma sui temi della famiglia. Interessante in particolare il dibattito nei circoli linguistici e il commento del teologo Andrea Grillo: “Tradizione sì, ma anche traduzione”.
Sul numero 9/2015 del notiziario mensile Servir (voce del Centro Astalli per l’assistenza agli immigrati) il direttore, padre Camillo Ripamonti sj, spiega con parole incisive e toccanti come l’atteggiamento insensibile ed egoista dell’Europa di fronte alla tragedia dei rifugiati e migranti è veramente scandaloso. Senza una presa di coscienza e di vera solidarietà la situazione non potrà che peggiorare per i tantissimi profughi , disperatamente bisognosi. Ma anche per noi perché, citando Bonhoeffer, “non ci siamo resi conto che non potremo mai essere felici finché questo universo di debolezza ci rimane estraneo e sconosciuto”. E per debolezza s’intende oggi fame, persecuzioni, bisogno, miseria, disperazione …
(a. bert.)