IL GOVERNO DEL PRESIDENTE

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Marzio Breda, “Il ruolo di Mattarella” (Corriere della sera). Lina Palmerini, “I nomi del Colle e il ruolo della Lega” (Sole 24 ore). Paolo Pombeni, “Che cosa vuol dire governo del presidente” (mente politica.it).  Stefano Folli, “Draghi, nel segno dell’equilibrio” (Repubblica). Antonio Polito, “L’interesse nazionale per una sfida che fa tremare” (Corriere). Claudio Cerasa, “Le cinque svolte dell’era Draghi” (Foglio). Massimo Villone, “Anche con il governo del presidente il parlamento rimane decisivo” (intervista a Domani). Sabino Cassese, “L’esecutivo è bilanciato, ma resta il nodo della burocrazia” (intervista a La Stampa). Il punto di vista di Marco Travaglio: “I Migliorissimi”, e di Wanda Marra: “Tutto qui?” (Il Fatto). E quello di Norma Rangeri sul Manifesto: “Cencelli in salsa tecnica”. Luciano Capone, sul Foglio, offre qualche spunto di analisi sulla scelta per il Mezzogiorno: “Sud, svolta Carfagna”. Federico Fubini si sofferma sulla scelta del ministro dell’economia: “All’Economia Franco, l’uomo di fiducia per i conti pubblici” (Corriere della sera).

 

One Comment

  1. Condivido, e mi permetto alcune considerazioni.
    Chi si meraviglia, o si lamenta, di come il Presidente Mattarella e Mario Draghi hanno gestito la crisi di governo, vorrei solo ricordare che hanno finora agito nel pieno rispetto della Costituzione. Infatti:
    • L’art. 92 prevede che sia il Presidente della Repubblica a nominare il Presidente del Consiglio dei Ministri e su proposta di questo i Ministri.
    • L’Art. 93 afferma che i componenti del Governo, prima di assumere le funzioni, devono giurare nelle mani del Presidente della Repubblica, obbligo in programma per oggi a mezzogiorno.
    • L’Art. 94 afferma che il Governo deve avere la fiducia delle due Camere il cui voto è previsto per lunedì e martedì prossimi.
    Nulla di straordinario, dunque, solo rispetto della Costituzione.
    Non è che in altre occasioni non si fosse formalmente rispettata la Costituzione, ma le trattative tra i partiti sul programma e sui ministri finivano per limitare e condizionare il ruolo del Presidente incaricato.
    In questa stessa logica del rispetto della Costituzione si colloca la scelta dei Ministri: Draghi ha scelto personalmente i Ministri per i posti decisivi e ha lasciato alle segreterie politiche la nomina degli altri ministri.
    Attendo ora il discorso con il quale Draghi presenterà il suo Governo e il suo programma alle Camere per ottenere la fiducia perché questo indicherà quali sono gli obiettivi che il Governo intende realizzare, nonché le modalità e i tempi.
    Non perché tutto questo risponde alle disposizioni Costituzionali è di per sé positivo. Sicuramente lo è il metodo utilizzato, ma altra cosa sarà valutare i contenuti del Programma di Governo e le scelte che in esso saranno contenute. Su questo tema il giudizio non può essere pregiudizialmente pro o contro, ma dovrà essere di merito.
    Ciò che in questa fase va evitato è assecondare una tendenza che mi sembra quanto meno inopportuna, quella di santificare Mario Draghi prima ancora di sentire cosa intende fare e vedere cosa riesce a fare, cioè prima della prova dei fatti.
    Sia ben chiaro: nessun processo alla persona che resta un galantuomo di grande esperienza e competenza e alle sue intenzioni, solo la non opportunità di assegnare premi prima della gara.

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