Dominique Greiner su “La Croix” del 29 marzo 2012 (traduzione: www.finesettimana.org) sostiene che con il suo viaggio a Cuba Benedetto XVI “ha preferito sostenere un processo di cambiamento, lento ma reale, per il mantenimento e la promozione di un dialogo con i dirigenti del Paese, e contribuire così al riavvicinamento tra ‘le autorità e i cittadini, e i cittadini tra loro, i credenti in Cristo e quelli che non credono in lui’. Ha certo scontentato gli oppositori più radicali, anche cattolici, al regime. Ma, secondo la giornalista, “la portata politica del messaggio papale non sarà certamente sfuggita ai dirigenti castristi”.
Papa Benedetto XVI ha concluso ieri il suo viaggio a Cuba. Ha avuto l’occasione di incontrare Fidel Castro, il “Lider Maximo”, padre della rivoluzione cubana, malato e anziano. Quest’ultimo aveva espresso il desiderio di incontrare il papa, come aveva fatto in occasione della visita di Giovanni Paolo II, nel 1998. Soprattutto, si è intrattenuto con il presidente Raul Castro. Sono filtrate poche cose da questo incontro di quaranta minuti, se non che il papa ha chiesto più spazio per la Chiesa, affinché possa contribuire al benessere morale e sociale di tutti. Cosa che Benedetto XVI ha continuamente ripetuto nei vari discorsi e omelie, sottolineando anche i progressi incoraggianti osservati da più di un decennio. In effetti, le relazioni tra lo Stato e la Chiesa cattolica, diventata mediatrice tra il regime castrista e i suoi oppositori, sono più pacifiche che nel passato. Nei suoi interventi, Benedetto XVI ha avuto cura di preservare quanto acquisito, senza per questo eludere la sorte dei prigionieri politici, affrontata durante l’incontro con Raul Castro, o le difficoltà quotidiane della popolazione. Con il suo viaggio a Cuba, non aveva l’intenzione di precipitare la caduta di un regime ormai al collasso; ha preferito sostenere un processo di cambiamento, lento ma reale, per il mantenimento e la promozione di un dialogo con i dirigenti del Paese, e contribuire così al riavvicinamento tra “le autorità e i cittadini, e i cittadini tra loro, i credenti in Cristo e quelli che non credono in lui”. Lo ha sottolineato nell’omelia pronunciata nel corso della messa celebrata ieri mattina all’Avana, sulla piazza della Rivoluzione – “una piazza emblematica”, ha detto, senza pronunciarne il nome.
Un tale dialogo non può aver luogo fintanto che la libertà religiosa “che consiste nel poter proclamare e celebrare la fede anche pubblicamente” non è garantita. Rivendicando questa libertà fondamentale, è anche in favore della libertà di coscienza, e quindi di opinione, che si è pronunciato Benedetto XVI a Cuba. Gli oppositori avrebbero preferito affermazioni ancora più esplicite. Ma la portata politica del messaggio papale non sarà certamente sfuggita ai dirigenti castristi.