Con il suo XXIX Congresso la CISL ha affermato che va abbandonato un modello incentrato sul conflitto, per assumere un metodo ispirato alla responsabilità nelle aziende e nel paese
Si è svolto a fine maggio a Roma il XIX Congresso Confederale della CISL “Esserci per cambiare”, a conclusione di migliaia di congressi di base e dei congressi territoriali e categoriali.
I congressi oggi non sono tanto luoghi di dibattito come una volta; altre sono le sedi dove si discutono e si elaborano le idee che diventano poi il pensiero dell’organizzazione.
Così, questo Congresso è stato la manifestazione di una linea politica ormai matura e consolidata, che poggia su un sostanziale consenso dell’intera organizzazione.
La proposta centrale della CISL, esposta dal segretario generale Luigi Sbarra, è quella di un nuovo Patto sociale organico, comprensivo di un Accordo Triangolare di politica dei redditi, espressione di una concertazione riformatrice pragmatica, per seguire uno sviluppo capitalistico oggi sottoposto a nuove sfide e difficoltà.
Questo patto sociale non è a sé stante: si può dire che emerga, in forma conclusiva, da una pratica partecipativa, come modello a cui ispirare l’intera azione del sindacato a tutti i livelli.
Partecipative devono essere le relazioni industriali perché in questo modo si valorizza il lavoro e i lavoratori e poiché non si tratta di un onere per le aziende, ma di un fattore di innovazione e di crescita della produttività.
Per questo “non si può separare il destino del lavoro da quello dell’impresa”, pena la subalternità e la marginalizzazione del lavoro.
Nel rapporto con le imprese, accanto al patto sociale per le scelte macro, economiche e sociali, viene proposta anche una “Alleanza per il lavoro e lo sviluppo”, per affrontare congiuntamente e direttamente i problemi che riguardano tanto i miglioramenti produttivi quanto quelli professionali e salariali dei lavoratori.
Lo stesso spirito anima la proposta di uno “Statuto della persona nel mercato del lavoro”, che comprende i lavori autonomi e quelli “ibridi”, dunque, un allargamento delle tutele a lavoratori che oggi ne sono largamente privi.
Anche il PNRR vien proposto come un nuovo “Piano Marshall”, un’occasione unica per un balzo in avanti della nostra società a favore del Sud, delle donne, dei giovani, cioè come risposta coraggiosa alle nostre storiche contraddizioni.
Un notevole rilievo è dato poi alla democrazia economica sollecitando in proposito una legge che preveda la presenza dei lavoratori nei Consigli di Sorveglianza e che favorisca l’accesso alla partecipazione finanziaria dei lavoratori nelle aziende; iniziativa questa che si ispira a una visione di economia sociale di mercato.
Fra i tanti temi relativi al lavoro è bene ricordare il no alla legge sul salario minimo: il sindacato teme una legge sostenuta da qualche partito per motivi di bandiera, senza un’adeguata conoscenza dei problemi e col forte rischio di danneggiare l’intero sistema contrattuale.
Altrove però, a proposito dello Statuto della persona, si delinea un metodo che merita di essere considerato: è la negoziazione ad affrontare, orientare e regolare i problemi, dando così poi alla legge, quando necessario, la possibilità di realizzare un intervento di sostegno e di garanzia.
Discorsi del tutto analoghi, la CISL rivolge anche all’Europa, riprendendo la proposta di Sassoli di contratto sociale europeo ed esprimendo l’esigenza di rafforzare la cooperazione anche a questo livello.
Nel proporre questa politica sindacale, la CISL afferma che va abbandonato un modello incentrato sul conflitto, per assumere un metodo ispirato alla responsabilità nelle aziende e nel paese.
Si tratta di una scelta molto chiara ed esplicita: una scelta di dialogo e cooperazione, in alternativa a una visione antagonista.
Con questa scelta, ritengo, la CISL si colloca in una posizione “centrale”, determinante per lo sviluppo del paese.
Non è, sia ben chiaro, una posizione di rendita; è una posizione di responsabilità che richiederà molto coraggio e molto impegno.
Sandro Antoniazzi